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Hayez con il teatro

A partire dal 1819 è possibile leggere in italiano tutte le opere di Shakespeare. Su questa onda culturale Nicola Vaccai compone Giulietta e Romeo (1825) e Vincenzo Bellini I Capuleti e Montecchi (1830).
Hayez ne resta affascinato e compone molti quadri sul tema

Il primo quadro s’intitola Gli sponsali di Giulietta e Romeo procurati da fra Lorenzo (1823), nel quale la fedeltà storica dell’ambientazione e dei costumi si unisce a un intimo trasporto, che scaturisce dai due amanti mentre si guardano intensamente negli occhi e si scambiano gli anelli alla presenza di Fra Lorenzo.

Nel 1823 elabora "L’ultimo bacio dato da Giulietta a Romeo che obbligato a fuggire sta per iscendere dalla finestra; il fondo rappresenta l’alba nascente; la fante trasporta altrove la lucerna; l’architettura ricorda i tempi in cui vissero questi due sventurati sposi"
L’opera esprime tutto il suo fascino determinato dalla fusione di sentimento e sensualità che si sprigiona da una Giulietta che indossa ancora la veste notturna e da un Romeo completamente vestito che si appresta alla fuga: giorno e notte, unione e distacco, amore e morte trovano la loro perfetta sintesi in questo bacio appena sfiorato in pieno clima romantico

Nel 1830 Hayez riprende il soggetto con il quadro "Giulietta e Romeo che entrati nella cella del frate stanno per inginocchiarsi onde ricevere dallo stesso la benedizione e l’anello nuziale", dove il perno della composizione è costituito da una grande croce in pietra con ai lati Fra Lorenzo benedicente e i due sposi inginocchiati in un’atmosfera più spirituale rispetto all’opera precedente.

Nel 1833 (riquadro in alto a sinistra) e successivamente(?), Hayez riprende lo stesso tema in  L’ultimo addio di Romeo e Giulietta, un’opera che presenta delle notevoli varianti rispetto alla prima, soprattutto perché i volti dei due innamorati sono vicini, ma non sono uniti nel bacio e pertanto manca l'effetto della effusione amorosa presente nel primo lavoro.

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