Lo Stile
Nelle sue opere
Verga applica la
formula verista
che prevede:
-
l’assoluta estraneità dell’autore rispetto alla
storia che narra.
Dunque «rappresentazione della realtà», senza
interferenze, giudizi o riflessioni morali
-
l’essenzialità
della forma, che presenta un linguaggio che, pur
allontanandosi dalla lingua nazionale, è ricco di espressioni
dialettali siciliane e di modi di dire e proverbi popolari.
La
sintassi è semplice, come la psicologia dei personaggi e il loro
modo di vedere le cose.
-
l’uso
del discorso indiretto libero. Giovanni Verga
presenta i pensieri dei personaggi direttamente nella narrazione,
senza verbo reggente né virgolette.
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I
personaggi
Tutti i personaggi verghiani sono dei vinti, la cui
vita è dominata dal destino che non concede all’uomo alcuna libertà
di realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni.
Giovanni Verga nella
novella Fantasticheria della raccolta Vita dei campi
elabora L’ideale
dell’ostrica:
se l’ostrica si stacca dallo scoglio, viene divorata
da qualche predatore, così se il singolo fragile individuo decide di
lasciare il suo ambiente per curiosità, per migliorare la propria
vita o per esplorare altri luoghi finisce inevitabilmente con
l’essere divorato dal mondo.
Nonostante il principio dell’impersonalità, Verga
mostra comprensione e pietà per quel mondo di umili, destinati a
soccombere nella dura lotta per la vita.
Nella novella La lupa, della raccolta Vita dei campi, Verga delinea
una figura di donna molto diversa. E' una
donna demoniaca con una alta voracità sessuale, che spinge la figlia
a sposare un giovane, al fine di averlo a disposizione a casa per le
sue voglie.
Il ragazzo, stanco delle attenzioni, decide di restare
fedele a sua moglie a e decide di uccidere la suocera.
Da questo dramma, Franco Zeffirelli ne fece un film nel 1965
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