HERODOTUS
Historiae
VIII
ΟΥΡΑΝΙΑ

[...]

c.8

Ἐν δὲ τούτῳ τῷ χρόνῳ ἐν ᾧ οὗτοι ἀριθμὸν ἐποιεῦντο τῶν νεῶν (ἦν γὰρ ἐν τῷ στρατοπέδῳ τούτῳ Σκυλλίης Σκιωναῖος, δύτης τῶν τότε ἀνθρώπων ἄριστος, ὃς καὶ ἐν τῇ ναυηγίῃ τῇ κατὰ Πήλιον γενομένῃ πολλὰ μὲν ἔσωσε τῶν χρημάτων τοῖσι Πέρσῃσι, πολλὰ δὲ καὶ αὐτὸς περιεβάλετο), οὗτος ὁ Σκυλλίης ἐν νόῳ μὲν εἶχε ἄρα καὶ πρότερον αὐτομολήσειν ἐς τοὺς Ἕλληνας, ἀλλ' οὐ γάρ οἱ παρέσχε ἐς τότε. Ὅτεῳ μὲν δὴ τρόπῳ τὸ ἐνθεῦτεν ἔτι ἀπίκετο ἐς τοὺς Ἕλληνας, οὐκ ἔχω εἰπεῖν ἀτρεκέως, θωμάζω δὲ εἰ τὰ λεγόμενά ἐστι ἀληθέα· λέγεται γὰρ ὡς ἐξ Ἀφετέων δὺς ἐς τὴν θάλασσαν οὐ πρότερον ἀνέσχε πρὶν ἢ ἀπίκετο ἐπὶ τὸ Ἀρτεμίσιον, σταδίους μάλιστά κῃ τούτους ἐς ὀγδώκοντα διὰ τῆς θαλάσσης διεξελθών. Λέγεται μέν νυν καὶ ἄλλα ψευδέσι ἴκελα περὶ τοῦ ἀνδρὸς τούτου, τὰ δὲ μετεξέτερα ἀληθέα· περὶ μέντοι τούτου γνώμη μοι ἀποδεδέχθω πλοίῳ μιν ἀπικέσθαι ἐπὶ τὸ Ἀρτεμίσιον. Ὡς δὲ ἀπίκετο, αὐτίκα ἐσήμηνε τοῖσι στρατηγοῖσι τήν τε ναυηγίην ὡς γένοιτο καὶ τὰς περιπεμφθείσας τῶν νεῶν περὶ Εὔβοιαν .

[...]

 


 

Storie
Libro VIII

 

6) Fu così che rimasero in Eubea e si batterono sul mare. Ecco come andò.
I barbari erano giunti ad Afete intorno al primo pomeriggio, sapendo già che nei pressi dell'Artemisio stazionavano poche navi greche; dopo averle avvistate, erano impazienti di assalirle per impadronirsene. Non giudicarono opportuna una manovra frontale, perché temevano che i Greci, scorgendoli avanzare, battessero in ritirata e la notte scendesse a coprire la loro fuga. In quel caso si sarebbero messi in salvo certamente, mentre, a sentir loro, nemmeno il portatore del fuoco sacro doveva scampare e sopravvivere.

7) Pertanto studiarono il piano seguente. Fra tutte le navi ne scelsero duecento e le mandarono fuori dalle acque di Sciato a circumnavigare l'Eubea, possibilmente senza che se ne accorgessero i nemici, lungo il capo Cafareo e intorno al Geresto, verso l'Euripo; una volta giunti all'Euripo, dovevano accerchiare i Greci sbarrando loro la via della ritirata, intanto gli altri avrebbero seguito i Greci e li avrebbero attaccati di fronte. Progettato questo piano, fecero partire le navi designate, con la ferma intenzione di non attaccare i Greci quel giorno, né prima di ricevere il segnale di arrivo della flottiglia che operava l'accerchiamento.
Inviarono dunque queste navi e fecero la rassegna delle restanti, ad Afete.

 


8) Durante tale operazione Scilla di Scione (era il miglior palombaro di allora, arruolato fra le loro truppe e nel naufragio del Pelio aveva salvato ai Persiani molte ricchezze e di molte si era personalmente appropriato) aveva intenzione, già da tempo, di passare ai Greci, ma non ne aveva avuto mai occasione fino a quel momento.
In che modo sia poi giunto fra i Greci non sono in grado di dirlo con certezza; ma sarebbe stupefacente se fosse vero ciò che sia racconta e cioè che si sia tuffato in mare ad Afete, per riemergere solo all'Artemisio, dopo aver attraversato sott'acqua qualcosa come ottanta stadi!
Su quest'uomo circolano anche vari aneddoti che hanno l'aria di essere falsi e qualche altro che è vero; nel nostro caso mi si consenta l'opinione che sia giunto all'Artemisio su di una barca.
Appena arrivato, subito riferì agli strateghi notizie sul naufragio e sul periplo delle navi intorno all'Eubea.

9) Udito ciò, i Greci si consultarono tra di loro. Dopo molte discussioni prevalse la proposta di restare lì per quel giorno e di accamparsi; poi di salpare, passata la mezzanotte, muovendo incontro alle navi che stavano compiendo la manovra di aggiramento. Più tardi, però, visto che nessuno li disturbava, dopo aver atteso fino al tardo pomeriggio, furono loro a spingersi verso i barbari, impazienti com'erano di provarne i metodi di combattimento e di manovra.

10) Gli altri soldati di Serse e i comandanti, vedendoli attaccare con poche navi, li giudicarono pazzi completi e si spinsero verso il largo persuasi di catturarli facilmente, un'aspettativa senz'altro ragionevole, giacché vedevano che le navi greche erano poche mentre le loro erano superiori di numero e tenevano meglio il mare. Convinti di questo, le circondarono.
Fra gli Ioni, intanto, quanti simpatizzavano per i Greci e partecipavano malvolentieri alla spedizione erano molto tristi nel vederli accerchiati e all'idea che nessuno di loro si sarebbe salvato; tanto gli pareva compromessa la sorte dei Greci.
Quelli invece che godevano di quanto stava accadendo facevano a gara a chi per primo ricevesse un premio dal re per aver catturato una nave attica; fra le truppe, in effetti, grande era la stima per gli Ateniesi
.

[...]
 

Erotodo
Storie
V sec. a.c.

Tratto da www.poesialatina.it

 

www.colapisci.it