Primo riferimento scritto su Colapesce (Nicola de Bar)

Amore, non posso né partire né  sparire

 

 
I.
Amore, non posso né partire né andare via,
però so bene che il partir mi  attende;
Non posso stare senza amore,
e sempre ho avuto la stessa sorte.
Sono innamorato e rimarrò innamorato,
e so bene che morirò per amore,
e pertanto non posso lasciare questo amore,
se ben conosco la mia vita e la mia morte.
 
II.
Sarò come Nicola di Bari,
che se fosse vissuto a lungo sarebbe stato un uomo saggio,
il quale rimase a lungo tra i pesci del mare,
sapendo che sarebbe morto nello stesso istante
in cui fosse risalito sulla terraferma
e se l'ha fatto una volta, è stato per tornare subito a morire lì,
nel grande mare da cui non poteva più uscire,
accettando la morte senza paura.
 
III
Anch'io sento avvicinarsi la morte,
se colei che il mio cuore adora e ama,
tanto che non posso pensare ad altro, non mi compiace.
Non credo che lei mi porti soccorso in tempo,
perché non mi fa bella parvenza d'amore,
e se mai mi ha promesso qualcosa, ora me lo priva;
così so bene che sto per morire,
e non posso fuggire come immaginavo.
 
IV
Sono come un uomo che si sente in pericolo in mare;
sospira nel suo cuore e piange con gli occhi,
ma non può fare nulla contro il vento;
e non serve a niente buttar l'ancora,
e nessuna speranza può tirarlo fuori dal pericolo,
ma prega Dio di salvarlo da questa difficoltà;
perché la grande tempesta colpirà la nave,
il che gli fa temere che lui stesso perisca.
 
V.
Signora, con il tuo permesso voglio chiederti perdono,
perché non spero più in altra consolazione,
se tra poco non potrò ottenere il tuo perdono.
L'amore che provo per te mi ucciderà in poco tempo
perché  con cuore e spirito sincero
ti amo, signora, e di meglio non saprei dirti,
che il cuor, la saggezza, la sapienza, l'intelligenza
tutto ti appartiene, tanto da non pensar ad altro.
 
VI.
Signora, se muoio per amor tuo, ben mi sta,
ma poi posso più veder il mio bravo padrone,
il valoroso marchese, che si fa amare per i suoi pregi
e che incoraggia quel che facciamo e diciamo di buono.

 

 

 

Raimon Jordan
XII secolo

 

www.colapisci.it