Relazione di come il Pesce Nicola scomparve di nuovo
nel mare e parlò con molti marinai in diverse parti, e delle grandi meraviglie che raccontò loro sui segreti riguardanti la navigazione.

 


1·12 Di questo Pesce Nicola, di cui alcuni sanno già la storia, dirò se mi si darà udienza, e udiranno grandi meraviglie. Nacque nella città di Rota, che sta due leghe da Cadice sulla spiaggia andalusa, tanto ricca quanto accogliente. In questa famosa città vivono ancora oggi i discendenti della sua famiglia, da cui nacque questo pesce tanto prodigioso nei mari.

13-24 E verità certificata che nacque come tutti nascono, bambino bello, ben allevato in fasce. Sin all'età di dieci anni aveva la passione di gettarsi in mare tra le alte onde agitate dal vento. Via via che cresceva sempre più cresceva in lui il desiderio di sapere i limiti impraticabili del largo mare.

25-36 Non v'è alcuno che riesce a distoglierlo da ciò e i suoi genitori vedendolo in tanto rischio cercano di legarlo. Si sciolse e arriva al mare dacché non v'è chi riesca a toglierlo dal mare, neanche i rigidi freddi dell'inverno lo spaventano. Lo seguono il padre e i suoi parenti, perché lo vedono già lanciarsi da un dirupo tra le onde che sbattono contro la roccia.

37-48 O che Pesce sarebbe (disse) che dà conto, padre, del diafano Elemento e dei suoi grandi segreti? Che tu diventassi pesce (risponde il buon vecchio con coraggio); poiché ti piace tanto il mare, e non appari fuori del mare. Tu muori risalendo da esso, la tua vita non si prolunga del tempo che stai in acqua, giacché ti piace tanto andar contro il mio volere.

49-60 Non appena il padre finì di lanciare la maledizione, ecco che vide la metà inferiore del corpo del figlio trasformarsi in pesce. Si sommerse nelle caverne delle profondità marine e passarono un anno e un giorno senza che se ne trovasse traccia. A capo di questo tempo egli viene a visitare i suoi genitori e chiede che vadano a parlargli sulle sponde del mare.

61-72 Tutta la gente rimase incantata di un così grande prodigio e da mille miglia venivano a vederlo e a parlargli. Egli raccontò le meraviglie dei fondi marini e ne indicò i passi pericolosi ai naviganti. I segreti trascritti formarono quella che chiamiamo la carta di navigazione.

73-84 Con questa carta si regolano i piloti più saggi e questo pesce Nicola ci mostrò scienza sì grande. Molti giorni nell'anno se ne stava a dialogare con i suoi genitori e parenti e con altra gente. La parte maggiore del corpo non affiorava mai dall'acqua, perché, come qualsiasi pesce, muore se vien fuori dell'acqua.

85-96 Una sua sorella doveva sposarsi e, perché lui potesse assistere alle nozze, ricorsero a un astuto accorgimento. Riempirono una botte di una certa quantità di acqua propria del mare e lo portarono dentro casa. Assistette alle nozze a suo piacere e poi ritornò nel mare, dopo aver chiesto umilmente la benedizione ai genitori.

97-108 Deciso a entrare nella grotta di Rota, non si mostra timoroso, ché nessun timore mai lo prende. In questa nominata grotta vi è una grande spaccatura, dove si forma un notevole gorgo, che provoca una irresistibile corrente. Si sperdono li i navigli se non riescono a deviare la rotta. Lì il mare ruggisce quando si scatenano grossi temporali, che si odono per trenta leghe e in mille parti della terra. In questa buca o cisterna, e in questa grande oscurità, entrò l'animoso pesce. E sono cento anni che non sale. Risalì questo inverno passato e, abbordando alcune navi, parlò con la gente e raccontò mirabili prodigi. Tutto ciò scrissero perché non si dimenticasse, come dichiara questo secondo romance.


Ciò che disse Pesce Nicola ad alcuni marinai sulla costa del mare Mediterraneo nel giorno della Circoncisione

1-12 Valorosi Spagnoli, non vi distraete, state attenti, ché son uomo e sono cristiano e osservo la Santa Legge di Dio. Sono il Pesce Nicola, tanto celebrato in ogni tempo, che vi diedi la carta e l'orientamento del vostro navigare. Che non abbiate avuto mie notizie da cento anni e più, è stata forza maggiore appartarmi tanto lontano.

13-24 Colgo l'occasione di raccontarvi le mie avventure, per piacere state attenti perché riferiate nella mia patria notizie che stupiranno i miei parenti. Entrai nella Cava di Rota, e fui portato dal suo canale a seguire la corrente furiosa. Per quaranta giorni contaci, senza sosta di un sol momento per potermi volgere indietro, fui portato a navigare fino al centro.

25-36 Mi affliggeva l'oscurità di quel canalone stretto, vidi la sua fine e uscii a vedere i riflessi del sole. Vidi il mare più calmo e coperto di delizie e gioie, di ricchezze più di quelle che copriva l'alto cielo, mare che non si agita ed è onda al punto estremo, però è diafana e chiara come lo specchio cristallino.

37 -48 E mare che non si naviga,da gente di alcun genere, per essere le sue entrate tali che temiamo anche i pesci. Le sue sponde arrivano al Giordano, dove è tanto cresciuto il Creato, che la funebre tristezza sta in perpetuo silenzio. Non invecchiano, nessuno muore di vecchiaia, rinascono nel Giordano nel corso di lungo tempo.

49-60 Neppure si moltiplicano perché non è mare come il nostro, e le sue qualità sono di differenti effetti. Non litigano gli uni con gli altri come in questo mare che vediamo, il pesce grosso è come il piccolo, e la madre è (uguale) ai suoi figlioli. Parlano col solo muoversi in concertati giri, è tutto un danzare e rendere grazie al Fattore celeste.

61-72 Il pesce che di là passa non vuole mai tornarsene indietro, per la grande tranquillità che i pesci trovano a stare insieme e contenti. Solo io, nonostante il godimento, sospinto da un mulinello d'acqua, che è all'entrata di questo mare, nei pressi di questo porto, sono stato costretto a risalire, desideroso al massimo di aver contatti con gente umana, ché solo questo ambisco.

73-84 E, poiché Dio mi dotò di ragione e intendimento, di avermi fatto mezzo pesce, io gli rendo grazie senza misura. Si compia la sua volontà, come in cielo, così in terra, vivo allegro e contento, come Dio vuole. lo non so mai che cosa è tristezza, non sento dolore né stanchezza, tutti i pesci del mare, grazie a Dio, mi sono soggetti.

85-96 Nessuno mi si contrappone, ho pure alcuni superiori a me, ma intendo le loro dolcezze e i loro effetti. Non penso perciò di andarmene da questo mare, dove mi ricreo tra seni di perle e coralli e tra piante odorifere che il mare fa nascere al centro.

97-108 Non vi sono pene, come qui soliamo subire; è tutto un giardino gradevole, pieno di duemila esseri contenti. lo sono il Nettuno del mare, però non pretendo di essere adorato come Dio, ché anch'io sono soggetto a un Dio. Infine, per essere il mare tanto mobile, mi assento da questi mari, e se altra volta tomo qui è per il molto bene che vi voglio.

109-120 Sono venuto per vedere gente e vengo per avvisarvi di ciò che per la navigazione è da udire in maggior ordine. Molti piloti si perdono per l'inganno dei venti e per non conoscere molti incerti pericoli del mare. In più vi darò per iscritto un grosso manuale per navigare sicuro come, quando e a che tempo.

121-132 Ché vi sono in questi anfratti di mare mille mulinelli perversi che in certi periodi dell'anno è impossibile risalirli. Vi sono correnti e canali di estrema pericolosità, che in certi guani di luna fischiano come bocche d'inferno. Sfugge la vela di mano al pilota, offuscandosi la mente, e saltano i punti di riferimento anche al più esperto marinaio.

133-144 Vi prometto, con l'aiuto di Dio, di darvi regola con cui navigherete sicuri, per il grande amore che ho per voi. E perché non sospettiate che io sia lo spirito protervo, voglio darvi soddisfazione, ché importa soddisfarvi; prendete carta e inchiostro e cominciate a scrivere.

145-148 Ciò che scrissero non dico [parla il cantastorie], perché ciò è compito impegnativo, e c'è bisogno di un menestrello di miglior lena, che abbia miglior voce e più alti accenti.


Si congeda  Pesce Nicolao dai marinai, dopo aver loro raccontato e scritto molte cose importanti

1-12 Dettata l'esauriente relazione,si congedò con grate espressioni e raccomandò loro i suoi compatrioti. Andate amici,- disse loro - alla fortunata terra di Andalusia, e date a leggere questa carta. Che nello scritto che contiene troveranno segnali di cui saranno soddisfatti, e spiegherete ai miei parenti il motivo della mia lunga assenza.

13-24 E però io prometto loro che, se la mia vita non mi vien presto a mancare, mi vedranno in Rota con essi, dove mi potranno vedere alla luce del sole. I marinai si stupiscono di vedere tante meraviglie,e rendendone grazie si dirigono tutti per la loro rotta e partono. Il buon Nicolao li segue, nuotando più veloce delle navi e continua a far segni di saluto finché non scompare dalla loro vista.

25-36 Con la metà del corpo di fuori e l'altra metà nell'acqua, va conversando con essi e così li accompagnava. Dicendo: amici, addio, e sia buona la vostra giornata; con piacere io sto con voi, ma ora conviene che mi allontani. La nave giunse a Lisbona tutta rotta e sbilanciata, perché era stata per molto tempo fuori uso e messa da parte.

37-48 Dopo aver preso un rinfresco, si diedero a leggere la carta, e si resero conto dell'interesse per le cose di cui tutti si stupivano. Come lui li guidò si diressero per la rotta di Spagna, che se non l'avessero seguita non sarebbero mai approdati in Spagna. Anche i marinai di due navi irlandesi, che per caso si trovavano nel porto, dissero di aver incontrato l'ardito Pesce.

49-60 E che, nonostante infuriasse una burrasca, egli parlava loro con voce chiara e che essi non osarono rispondergli ritenendo che fosse un fantasma. E poi molti altri hanno detto di aver notizia certa che il Pesce Nicolao fosse nell'isola di Bermuda. Gente spagnola ha detto di averlo visto molte volte, ma non si azzardò ad arrivare dove egli stava.

61-72 Soltanto ne udirono la voce e si accorsero che parlava in spagnolo, e, non sapendo chi fosse, si tappavano le orecchie. Alcuni dicono: è la Sirena, che con la sua voce incanta, e, se noi ci prestiamo ad ascoltarla non approderemo mai in Ispagna. Altri dicono: è il demonio, che ci gira intorno per ingannarci; altri che è uomo marino, altri dicono essere un fantasma.

73-84 In fine nessuno precisava, fino ad oggi, che fosse il pesce Nicolao colui che dal mare parlava loro. Rimasero tutti soddisfatti e pieni di speranza per il gran bene che da questo Pesce viene alle marinerie. In Rota stanno i suoi parenti e con grande ansia lo aspettano, per vederlo e conoscerlo, data la sua grande notorietà.

85-88 Questa ottava meravigliaci manca ora di vedere, di sì grande ammirazione
quanto ci mostra la sua fama.

 

 

Fine

 

 

Sebastian de Cormellas - 1608
Traduzione di Giovanni Battista Bronzini
in Colapesce e il tuffatore - Dalla Leggenda moderna al mito antico

 

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