Foro christiano, nel quale si tratta come devono osservarsi
l'humane leggi conforme alle divine
 

De i naviganti providi, e cortesi
 


Con orationi, e voti a Dio, con perfetta fede, e speranza anderemo sapendo che

Tu dominaris  potestati maris, motum autem fluctum eiu stu mitigas.

Essendo egli padrone del mare, e de' venti ci libererà, come a Santi Apostoli fece, questo confessando.

Mirati sunt dicentes, qualis est hic quia venti, e mare obediunt ei?

Questi voti con devotione fatti ottenino la gratia, come a lungo dissimo nel capitolo de gl'infermi, tutte le chiese del mondo dimostrando molti miracoli scritti nelle tabelle affisse navi corde, e simili.

Spetialmente nel Regno nostro nella nostra Signora Maria Vergine di Trapani, di Portosalvo  Piè di Grutta della Catena in Palermo e altre Città, questi voti fattisi deveno compire in memoria del beneficio della liberatione, come ci ricorda il Profeta.

Vovete, e reddite Domine Deo vestro, omnes qui in circuitu vestro affertis munera. Saria grande in gratitudine, e mal fatto non conoscerle recevute gratie.

Poiché anco i Gentili liberati dal naufragio convertiti al vero Dio (lasciando i loro falsi Dei). In memoria di loro liberatione. Inmolaverunt hostias Domino. Et voverunt vota.

Con questa speranza facendo sempre i loro voti.

Ovidio:

Dij maris, et venti quid enim nisi vota supersunt,

Percite quassatae solvere membra ratis.


All'ultimo diremo, che la vita del navigante, come del soldato, essendo pericolosa non deve pensar l'huomo farla tutto il tempo di sua vita, ma quanto prima da simile essercitio si potrà sbrigare, farà meglio, perché in costoro cessano tutte le ragioni da noi considerate ne' capitoli di perseverare, e non mutare l'arti cominciate.

L'habitatione del huomo non essendo il mare ma la terra, anzi nella terra peregrini e passaggieri. Incola ego sum in terra. Nella quale pure sono infiniti travagli quanto maggiori si provano nel mare, e coloro mai lo praticaro devono starne assai contenti.

Terentio:
O fortunate nescis quid mali praeterieris, si nunquam ingressus es mare.

Dovendoli anco guardare s'una volta fossino scampati non tornare più a navigare perché
Publicano
:

Improbem neptunum accusat, qui iterum naufragium facit.

Vedendo che gli animali li pericoli passati si ricordano così faremo noi.

Ovidio:

Tranquillas naufragus horret aquas,

Et meacymba semel vasta percussa procella,

illum quo laesa est horret adire locum.

 

Il  pinsiero di fare tanti guadagni spesso c'inganna, habbiamo intentione riducerci quanto prima alla nostra terra, e di questa a quella perpetua habitatione, e secura.

In terra viventium.

Sono ripresi li Cartaginesi molti mali per l'avaritia committendo.

Cicerone:
Carthagineses fraudulentes, et mendaces non genere, sed natura loci propter portus suos varijs mercatorum, et advenarum srmonibus studio quaestus multos fallentes.

 

Tutti nostri disegni dovemo regolare con la discretione, pensando al fine nostro.

Conchiudendo con Filosofo che tando staremo contenti, e allegri.

Aristotele:
Unum quadque tunc perfectum est, cum attingit propriam virtutem.

Poco curando si per occasioni occorrenti non potesse l'huomo riducersi alla sua patria. Poché a gl'huomini virtuosi, e di giudicio poco questo importerà.

Quel paese (ove parerà il fatto tuo andar bene) eleggerai per habitatione non facendo differenza di questo a quello paese.

Proverbio:
Ubi benum ibi patria.

Et quel poeta conferma.

Ovidio:

Omne solum forti patria est, ut piscibus aequor,

ut volucri vacuo quicquid in orbe vides.

 

Colapesce messanese

 

 

Colapesce Messanese potrà (di quanto s'ha detto) rendere a tutti buon esempio, quale benché come pesce si nodrisse nel mare ivi dimorando notte, e giorno, fuggendo la terra e la conversatione humana: a cui in una solennità volendo provarlo, Federico Re di Sicilia buttando in mare un vaso d'oro quale giunto al fondo prese, presente tutto il popolo, e il Re ce lo presenta la prima volta: nella seconda volta tentando il medesimo ivi restò per tutto tempo, volendo conservare con i pesci vivo, gli dettero nel loro ventre perpetua sepoltura.


 

Per questo

Alciato:
Nam si nec proprijs neptunnus parcit alumnis

quis tutos homines navibus esse putet

Come nell'historie si legge.

Poiché molti  altri avertimenti, e ricordi a naviganti necessarij, che faccino testamento, disponendo, le cose loro, e preparandosi di molte cose per loro bisogno li raccoglie il mio maestro nel libro qual fa, chi vuol vita di Galea Dio gli la dia.

Non accadrà passare innanzi ad esso  me remetto havendo scritto copiosamente.

Tutti Gentili non concorrendo a questa vita marittima così pericolosa, tenendo i naviganti nel numero de' morti  più che de' viviui, faremo bene a guardarci.

A questi versi per le proprie ragioni non l'affermativa ma aggiungendovi la negativa ogni cosa andrà bene

Propertio:

Ite rates curvae, et laethi quoque texite causas,

Ista per humanas mors venit aucta manus,

Terra parum fuerat, terris adiecimus undas,

Fortunae miseras aiximus arte vias.

 

Rocco Gambacorta
Palermo 1594

 

 

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