Il
Pesce
N.2 Anno 2000
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La pagina scientifica
Morfologia e fisiologia della vescica natatoria nei pesci
di Mengoli A
Introduzione
La gran parte dei pesci Attinopterigi (Teleostei, Olostei e Condrostei) possiede un organo
sacciforme contenente gas, con funzione
prevalentemente idrostatica detta vescica gassosa (VG) o vescica
natatoria (VN). La vescica gassosa è generalmente compresa
tra il tubo digerente, posto ventralmente, e
la colonna vertebrale, i reni e l’aorta,
posti dorsalmente (Schema
A). La sua posizione, in rapporto al centro di
gravità del corpo del pesce, influisce
sull’equilibrio di quest’ultimo. I pesci
come la Perca
fluviatilis e la Tinca
vulgaris, nei quali il baricentro cade
al di sotto della VG, possono restare in
decubito NN senza sforzo alcuno, mentre in
quelli nei quali la VG è posta al di sotto
del baricentro il mantenimento del decubito
NN comporta uno sforzo continuo delle loro
pinne e, qualora vengano anestetizzati, si
rovesciano, risalendo in superficie con il
ventre all’aria. In un siluride, Synodontis
batensoda, dove la vescica è confinata
molto dorsalmente ampliandosi però anche
ventralmente, il mantenimento
dell’equilibrio è assai pecuniario. Embriologicamente la VN origina da una
estroflessione dorsale del primo tratto
intestinale che si è modificata durante il
corso dell’evoluzione. Originariamente
infatti veniva utilizzata come un situ dove
realizzare scambi aerei gassosi. Questa
funzione respiratoria è stata poi
gradualmente persa ed è diventata nel tempo
un organo di galleggiamento. Nei pesci
fisostomi comunque la connessione fra
intestino e VN persiste tramite dotto
pneumatico, mentre nei pesci fisoclisti
questa viene definitivamente persa durante
lo sviluppo embrionale (Schema
B). La VG può avere inoltre forma sacciforme
semplice o concamerata (nei Ciprinidi è
divisa in due camere). In alcuni Taxa è
connessa al labirinto; negli Ostariofisi
(comprendenti specie appartenenti agli
ordini dei Siluriformi e Cypriniformi) la
connessione è data da una serie di ossicini
che formano l’apparato di Weber. Questo
apparato è costituito da una serie di
ossicini (claustro, scafio, intercalare e
tripode) derivati da parti delle prime
vertebre, che collegano la parte cefalica
della VG con il labirinto dell’orecchio
interno; questa connessione realizza una
interdipendenza funzionale tra vescica
gassosa e labirinto, finalizzata alla
regolazione dell’equilibrio e della
posizione del pesce; l’intera struttura,
inoltre, sembra essere in relazione con la
ricezione e la produzione di suoni. Alla vescica natatoria si possono attribuire
due funzioni separate: una escretrice e
una riassorbente,
anche se la reale anatomia di queste sezioni
varia da specie a specie. Nell’anguilla europea, Anguilla
anguilla, il dotto pneumatico si
sviluppa all’interno della sezione
assorbente della vescica natatoria, che può
essere separata dalla funzione secretoria
tramite uno sfintere muscolare. Nel merluzzo
o nel pesce persico una sezione speciale
della parte secretoria della VN (l’ovale)
può venire separata dal resto della VN
grazie all’attività muscolare e ha la
funzione di permettere il riassorbimento del
gas.
VG aperte e chiuse
Pesci fisostomi e fisoclisti Le VG possono essere aperte o chiuse a
seconda se il dotto pneumatico, che durante
l’ontogenesi le collega al tubo intestinale,
persiste o si oblitera allo stadio adulto.
Come già ricordato i pesci provvisti di VG
aperta (cioè con dotto pneumatico
persistente) sono detti fisostomi,
mentre quelli con VG chiusa (privi di dotto
pneumatico) fisoclisti.
Si può vedere nello Schema
C il confronto fra la conformazione
della VG di un pesce fisostomo (Anguilla
anguilla) rispetto a quella di un pesce
fisoclisti (es. Perca
fluviatilis). In linea generale sono
fisostomi i pesci ossei più primitivi, ad
esempio i clupeiformi, i ciprinoformi e gli
anguilliformi, mentre sono fisoclisti i
pesci più evoluti come i perciformi e i
pleuronectiformi (Bertini, 1958). Un elenco
di tipi di vesciche presenti in alcuni
ordini di pesci è riportato nello Schema
D.
Morfologia La VG ha forma assai variabile da specie a
specie, anche in funzione della forma del
corpo. Può presentarsi come sacco unico più
o meno affusolato; suddivisa da una
strozzatura (dotto comunicante) in una
camera posteriore e in una anteriore, come
nei Ciprinidi; a bisaccia, come in certi
Cobitidi, o più complicata per la presenza
di un numero vario di diverticoli. In
Sceiaenidae i numerosi diverticoli
ramificati che si dipartono dalla VG sono
pieni e servono a fissarla alle aponeurosi
dei muscoli addominali (Schema
E). In genere nei fisostomi la VG è a camera
singola, ad eccezione dei Chanidae e degli
Ostariophysi dove è suddivisa da una
strozzatura o dotto comunicante; in alcune
specie gli scomparti possono essere tre (Ciprinidi).
Nei fisoclisti la VG normalmente è
costituita da una sola camera che a volte è
resa anfrattuosa dalla presenza di setti più
o meno regolari che la suddividono in
scomparti variabili per forma e per ampiezza
tanto che la VG finisce per presentare una
struttura spongiosa. La caratteristica
suddivisione interna in queste vesciche
gassose è in rapporto alla capacità sia
respiratoria che sonora, che l’organo ha in
molte specie ittiche.
Struttura della parete della vescica
natatoria La parete della VN è costituita da una tunica
interna e una esterna,
ulteriormente meglio suddivisibili in
diversi strati. La tunica interna consta infatti, procedendo
dall’interno verso l’esterno, di un epitelio a
morfologia assai variabile da zona a zona,
di una lamina
profonda e generalmente anche di uno strato
di fibre muscolari, lisce o "muscolaris
mucosae", molto irrorate e innervate (Morris-Albright,
1975). La tunica
esterna riccamente vascolarizzata è
costituita dall’interno verso l’esterno da
uno strato
connettivale (sottomucosa), da uno strato
muscolare striato (intrinseco ed estrinseco) e
da una sierosa. Valutiamo di questi più approfonditamente:
a) l’epitelio vescicale, b) la sottomucosa, c) la muscolatura striata.
a) Epitelio vescicale Nell’anguilla l’epitelio della parete della VN è
fatto di cellule ghiandolari gassose. In altri
pesci le cellule ghiandolari gassose possono
essere raggruppate assieme in una struttura più
compatta, occasionalmente anche in alcuni strati
di cellule ghiandolari gassose. Le cellule
ghiandolari gassose sono cilindriche o cuboidi
di grandezza variabile da 10 a 25 mm fino a
cellule giganti da 50-100 mm o anche maggiori.
Le cellule sono polari con un ampio labirinto
basale e alcuni piccoli microvilli sulla parte
luminale. Sono spesso ricchi in strutture
vescicolari. I mitocondri tipicamente sono
scarsi e, a differenza delle cellule tipicamente
secretorie, il labirinto basale non è
accompagnato da un gran numero di mitocondri.
L’epitelio che tappezza la VG non presenta le
stesse caratteristiche morfologiche in tutta la
sua estensione: da pavimentoso diviene in alcuni
tratti iso e batiprismatico e da semplice può
trapassare in stratificato (come nelle VG chiuse
di certi Gadidi). Tale complessa variabilità è
legata al fatto che in alcune aree l’epitelio di
rivestimento si specializza per la liberazione
dei gas e in altre per il suo riassorbimento.
Nel primo caso l’epitelio si presenta sempre
batiprismatico, semplice o stratificato.
L’estensione e i rapporti reciproci delle
diverse aree epiteliali variano a seconda se si
considerano pesci fisoclisti o fisostomi. Nei
fisoclisti l’epitelio batiprismatico liberante i
gas è nettamente delimitato da quello
pavimentoso riassorbente, tanto che in questi
pesci si parla di vera e propria ghiandola del
gas, mentre nei fisostomi cellule epiteliali dei
due tipi sono fra di loro frammiste (Schema
F).
b) sttomucosa
È costituita per la maggior parte del suo
spessore da fini fibre collagene e più
esternamente da una serie di lamelle di fibre
collagene ed elastiche, tra le quali possono a
volte rinvenirsi fibrocellule muscolari lisce.
La sottomucosa può essere impregnata di
cristalli di guanina, che rendono la parete
della VN altamente impermeabile ai gas. In
alcuni pesci elevate quantità di materiali
membranosi sono sistemati a mo’ di struttura
bistratificata. Queste membrane stratificate
servono probabilmente a ridurre la permeabilità
gassosa della parete della VN. Sotto la
sottomucosa sono presenti tipiche cellule lisce
muscolari, che caratterizzano lo strato della muscolaris
mucosa nella tunica interna.
c) Muscolatura striata
La capacità che la VG ha di agire come organo
della fonazione è legato alla presenza di
muscoli striati, ad essa variamente correlati,
in grado di trasmettere i loro movimenti
vibratori alla vescica stessa. Questi muscoli
possono essere situati esternamente alla parete
vescicale, cosiddetti estrinseci,
oppure incorporati alla stessa, cosiddetti intrinseci,
o essere presenti contemporaneamente (Schema
G). Rauther (1937) ha dimostrato che nei
Triglidi la muscolatura striata intrinseca
deriva dalla graduale incorporazione, dagli
stadi giovanili in avanti, di muscolatura
originariamente estrinseca; solo in alcune
specie, come Triglia
lyra, il cui sviluppo si arresta allo stadio
giovanile, la muscolatura rimane estrinseca.
Questa evoluzione ontogenetica spiega la
presenza di muscolatura striata innervata dalle
radici ventrali dei nervi occipito-spinali,
nello spessore della parete vescicale.
— Muscolatura
intrinseca. Questo tipo di muscolatura
esiste nei Bagridae, Sciaenidae, Triglidae,
Batrachoididae e Zeidae. I muscoli intrinseci
sono posti o sui lati o nella parte anteriore
della vescica. Poiché quest’ultima è fortemente
adesa alla parete dorsale tramite legamenti,
sotto l’azione di questi muscoli viene
continuamente compressa e rilassata al pari di
una palla di caucciù che fluttui tra il pollice
e l’indice (Bertin, 1958).
— Muscolatura
estrinseca. Nei Triglidi la muscolatura
estrinseca è rappresentata da due grossi muscoli
intercostali, rossi, striati, potenti, posti
sulla volta addominale, che si inseriscono in
avanti sul cranio e sulla cintura scapolare,
aderendo alla vescica nella sua parte
posteriore. Nei Sciaenidi sono presenti muscoli
addominali le cui aponeurosi sono in rapporto
con diverticoli della vescica. Nel Cynocion
regalis i muscoli estrinseci si inseriscono
sul fianco della parete vescicale. Questo paio
di muscoli sono presenti solo nel maschio e sono
completamente sviluppati durante il periodo
stagionale di maturità sessuale, quando il pesce
è capace di emettere un’ampia varietà di suoni e
vanno incontro ad atrofia temporanea negli altri
periodi dell’anno (Dana Ono-Poss, 1982). Secondo
questi autori il diametro medio di queste fibre
muscolari è di 29 mm, contro i 131 mm delle
fibre muscolari del tronco. Una tipica fibra
muscolare di vescica di esemplari di grosse
dimensioni è lunga circa 3 cm e corre per tutta
la lunghezza del muscolo dall’origine alla
terminazione. Le fibre con numerose miofibrille
arrangiate a nastro e con mitocondri, glicogeno
e reticolo sarcoplasmatico assai stipati al
centro hanno una innervazione multipla.
I
muscoli in questione sono di colore rosso
intenso, ma per gli autori non vanno
classificati come tipici muscoli rossi (lenti),
perché hanno anche caratteristiche proprie del
muscolo bianco (rapido), quali l’abbondante
reticolo sarcoplasmatico e l’assenza di gocce
lipidiche sempre molto numerose invece nel
muscolo rosso. Supposizione questa già provata
dagli studi fisiologici di Skoglund (1959), dai
quali risulta che nel pesce rospo, Opsanus
tau, la muscolatura intrinseca della VG
registra al picco di contrazione muscolare un
tempo di 5-8 msec., contro i 50-80 msec. delle
fibre muscolari lente dei mammiferi. Anche dai
dati biochimici di Hamoir, Gerardin-Otthiers e
Focant (1980) sulla stessa specie risulta il
carattere di rapidità di questa muscolatura,
indicata come "superfast", provvista di un
contenuto di paralbumina da due a tre volte
maggiore rispetto a quello del muscolo laterale
bianco. Da tutto ciò ne consegue come siano
superate e nel contempo fuorvianti le
correlazioni morfo-funzionali basate unicamente
su dati quali il colore e il diametro delle
fibre. Alcune caratteristiche della muscolatura
estrinseca della VG (topografia, numero delle
terminazioni tendinee…) a volte
specie-specifiche possono fornire ulteriori
contributi per la classificazione di specie
all’interno di uno stesso genere, come
dimostrato da I-Hsunhi (1981), D.J. Power e
I-Hsunhi (1982), in pesci del genere Sebastes.
Vascolarizzazione
Nella maggior parte dei pesci la VG riceve sangue
arterioso da una branca dell’arteria celiaca che a
sua volta lo riceve dall’aorta dorsale (Steen,
1970). Questa branca dapprima cede uno o più rami
alla rete capillare della parte riassorbente della
parete vescicale, poi forma una o più reti capillari
per la parete in genere, e infine vi è la rete
capillare della parte liberante il gas.
Il drenaggio venoso è duplice; il sangue refluo
dalla parte secernente passa nel sistema portale
epatico, quello refluo dalla parte riassorbente
passa invece nelle vene cardinali posteriori (Jones-Marshall,
1953). Tutto il sangue che va alla parte liberante
il gas e che da qui ne fuoriesce passa attraverso
una rete mirabile, cosa che non accade nell’area
riassorbente. Esistono quindi due letti capillari
separati, nelle due aree. La rete mirabile è ben
sviluppata nei fisoclisti, spesso solo accennata nei
fisostomi, specialmente Salmonidi e Ciprinidi, e
assente nell’aringa, Clupea
harengus (Fahlen, 1967). Nelle vesciche dei
fisoclisti i capillari della rete si continuano
direttamente nei capillari che irrorano l’epitelio
liberante il gas, formando con questi un unico
sistema capillare o rete unipolare (Schema
H).
Nei fisostomi invece e nell’anguilla, che pur
essendo un fisostoma ha una vera ghiandola del gas
come i fisoclisti, si hanno reti bipolari: in questo
caso i capillari della rete mirabile sono separati
da quelli dell’epitelio ghiandolare
dall’interposizione di una vena prerete e di
un’arteria postrete.
Nell’anguilla europea, ad es., l’arteria che apporta
il sangue ai tessuti della VG, all’inizio della rete
si divide in migliaia di capillari arteriosi, che
per una lunghezza di alcuni millimetri corrono in
parallelo per poi riaggrupparsi, formando due o più
vasi più grandi che riforniscono il tessuto della
VN. I vasi venosi che ritornano dalla parte
secretoria della VN, all’entrata della rete mirabile
di nuovo si separano in alcune migliaia di capillari
venosi, cosicché all’interno della rete ogni
capillare arteriolare è circondato da capillari
venosi con una distanza di diffusione fra loro di
circa 1-2 mm. Dopo il passaggio attraverso la rete
mirabile i capillari venosi si raggruppano
nuovamente in una singola vena che affluisce
all’interno della circolazione epatica.
Per rete mirabile si intende quindi "l’insieme dei
capillari arteriosi e venosi strettamente associati
nel formare un sistema di irrorazione a
controcorrente per il settore gas-liberante della
vescica gassosa" (Jasinski-Kilarski, 1971).
Ricordiamo che in passato la ghiandola del gas era
indicata, proprio a causa della sua ricca
vascolarizzazione, come corpo rosso.
Caratteristica importante per le implicazioni
funzionali che comporta è il fatto che, a livello
della rete mirabile, i capillari arteriosi e venosi
sono in intimo contatto tanto che il sangue
arterioso scorre a una distanza media, da quello
venoso, valutata in 1,5 mm (Scholander, 1954). Tale
intima connessione genera un sistema controcorrente
che mantiene elevate le tensioni dei gas necessarie
per il gonfiamento della camera anteriore della
vescica (Morris-Albright, 1975).
Per dare un’idea delle dimensioni di tale rete
capillare, si pensi che Krogh, nel 1929, contò
88.000 capillari venosi e 116.000 arteriosi nella
rete mirabile di un’anguilla, pari rispettivamente a
352 e 464 metri di lunghezza complessiva, e una
superficie totale di 211 m; il tutto però contenuto
in un volume di 0,064 cm, di cui i due terzi
occupati da sangue.
Dotto pneumatico
Come già detto, nei fisostomi il gas può entrare e
uscire dalla VG attraverso il dotto pneumatico.
Nella maggior parte dei fisostomi il dotto è
relativamente lungo, con pareti spesse e un lume
ristretto; origina dalla posizione posteriore della
parete vescicale e si porta alla parete dorsale o
laterale dell’esofago, oppure nei clupeidi, nel
sacco cieco dello stomaco.
Nei Salmonidi, nel luccio e in pochi altri fisostomi,
il dotto è più breve e origina dalla parte anteriore
della VG.
La parete del dotto presenta un epitelio
monostratificato con cellule cigliate e non cigliate
simile a quello presente in alcuni tratti della VG
già in precedenza descritto. Caratteristica è la
componente muscolare di tipo striato data da fibre
longitudinali e circolari che spesso si estendono
per tutta la lunghezza del dotto, come ad esempio
nella lasca, Chondrostoma
genei (Jones-Marshall, 1953).
Lo sbocco nel canale gastro-enterico è a volte
fornito di uno sfintere costituito da fibre
muscolari striate in continuità con la muscolatura
pure striata dell’esofago (carpa, lasca e tinca;
Guyenot 1909).
Innervazione
La VG è innervata da rami del vago intestinale, da
branchie del simpatico provenienti dal ganglio
celiaco e da fibre nervose derivanti dai nervi
spinali.
Terminazioni nervose sono state osservate nella zona
di riassorbimento, nell’ovale, nella rete mirabile e
nell’epitelio liberante gas; ben innervato è pure lo
strato muscolare striato della parete.
Stannius (1842) descrisse, nel merluzzo, Gadys
morhua, un ramo vagale sinistro che raggiunge la
ghiandola del gas e un ramo del vago destro che
innerva la rete mirabile. Nei Ciprinidi, studiati da
Evans (1925) e Franz (1937), il ramo vagale sinistro
emette branche per lo sfintere del dotto pneumatico,
per il dotto stesso e per la camera posteriore; il
ramo vagale destro sembrerebbe innervare solo la
camera posteriore; quindi secondo questi autori
l’innervazione vagale della vescica appare
asimmetrica. Anche il simpatico innerva la ghiandola
del gas, in questo caso i rami nervosi provengono
dal ganglio celiaco, posto ad anello intorno alla
porzione prossimale dell’arteria celiaco-mesenterica
(Jones-Marshall, 1953).
La muscolatura striata è innervata da rami nervosi
derivanti da nervi spinali: tali fibre originano dal
3º-4º paio fino al 10º-11º. Le terminazioni sulla
fibra sono molto numerose, distanti fra loro di
15-50 mm nel caso delle grosse terminazioni
mieliniche, di 5-10 mm per le piccole mieliniche.
Tali terminazioni contengono oltre alle normali
vescicole agranulari (25-50 nm di diametro) delle
altre vescicole, più elettrondense (60-80 nm) (Dana
Ono-Poss, 1981). Si notano poi, sulla membrana
postsinaptica, lunghe ripiegature postgiunzionali,
avvolgenti il sarcolemma.
Per quanto riguarda l’innervazione del dotto
pneumatico Evans (1925) nella tinca descrive la
presenza di un plesso nervoso formante un anello
intorno allo sfintere, senza accennare alla doppia
innervazione vagale e simpatica. In Phoxinus
laevis, Franz (1937) descrisse un ramo
intestinale del vago sinistro e un ramo del
simpatico che avrebbero ceduto qualche terminazione
allo sfintere.
FISIOLOGIA
La capacità di galleggiamento della VG sembra essere
più efficiente se la densità del mezzo di
sospensione è più bassa possibile. Comparandola con
la densità dell’acqua, la densità di una cavità
gassosa è quasi nulla, almeno per pressioni gassose
moderate. Perciò non sorprende che molti Teleostei
facciano uso di cavità piene di gas ( vescica
natatoria), come organo di galleggiamento.
Lanzardo: aspetto VN in sito previa asportazione pacchetto intestinale e apparato
riproduttore.
Facendo alcuni calcoli si può osservare come i pesci
di acqua dolce mantengano un galleggiamento neutrale
con una VN pari all’8% del volume corporeo; mentre
nei pesci marini si ottiene lo stesso risultato con
un volume pari al 5 % del volume totale corporeo. Si
deve inoltre tener presente che la parete della
vescica natatoria è flessibile e secondo la legge di
Boyle sia il volume che la pressione cambiano con i
cambiamenti della pressione idrostatica.
La pressione idrostatica a sua volta cambia con la
profondità marina dell’acqua, cresce di 1 atm ogni
10 metri di profondità dell’acqua. Così alla
superficie la pressione idrostatica e la pressione
del gas della VN è di una atmosfera, invece a una
profondità dell’acqua di 1.000 metri è 101
atmosfere.
Come conseguenza per poter mantenere uno stato di
galleggiamento neutro il pesce durante i cambiamenti
di posizione verticale deve tenere il volume della
VN costante o attraverso un riassorbimento del gas
mentre ascende o per deposizione di gas mentre
discende.
Per arrivare a un galleggiamento neutro attraverso
la VN, perciò, viene richiesto un efficiente
meccanismo di riassorbimento del gas e di secrezione
del gas e anche efficienti meccanismi di controllo
che misurino il volume della VN e aggiustino il
riassorbimento o l’attività secretoria di
conseguenza.
Composizione del gas
Parlare genericamente della composizione del gas
della VN è molto difficile perché il tipo di gas
della VN varia da specie a specie e dipende
dall’attività secretoria della VN. Si possono fare e
sono state fatte alcune osservazioni in generale. È
ben noto che i Salmonidi possono accumulare idrogeno
quasi puro all’interno della VN. Nei pesci abissali
il contenuto di O2 della VN aumenta con l’aumento
della profondità dell’acqua. In molte specie il gas
appena prodotto consiste in O2 e CO2. Il contenuto
di CO2 può elevarsi fino al 25-30%, ma viene poi
rapidamente riassorbito e in condizioni di stato
fermo sono presenti solo tracce di CO2 all’interno
della VN. Come l’O2 e la CO2 anche l’azoto gassoso
(gas inerte) può essere trovato in concentrazione
più alta di quella che ci si potrebbe aspettare in
base alla pressione parziale dell’acqua (che
assolutamente non aumenta con l’incrementare della
profondità dell’acqua e quindi della pressione
idrostatica).
Secrezione gassosa
Il gas viene depositato all’interno della vescica
gassosa semplicemente per diffusione dal sangue
della vescica natatoria. A causa della bassa
pressione totale del gas nell’acqua, e di
conseguenza nel sangue arterioso (dopo il passaggio
attraverso le branchie), pressione che difficilmente
supera 1 atmosfera anche ad elevata profondità, i
gas devono venire concentrati nella VN, per poter
arrivare alle pressioni parziali più elevate atte a
consentire il trasferimento per diffusione del gas
nel lume della VN. Com’è stato dimostrato da Kuhn e
coll. questa concentrazione di gas viene effettuata
in due stadi:
Cavedano: aspetto VN in sito previa asportazione pacchetto intestinale e apparato
riproduttore.
a) un aumento iniziale della pressione parziale del
gas indotta da una diminuzione della solubilità
effettiva del gas nel sangue (effetto della
concentrazione singola);
b) una conseguente moltiplicazione di questo effetto
di concentrazione singola per concentrazione in
controcorrente. L’effettiva solubilità del gas nel
sangue è ridotta dagli acidi metabolici che sono
prodotti e rilasciati dalle cellule ghiandolari
gassose dell’epitelio della VN.
1. Metabolismo delle cellule ghiandolari gassose Il metabolismo delle cellule ghiandolari gassose è
specializzato per la produzione di acido lattico e
anidride carbonica nel metabolismo anaerobico (Schema
I). Il metabolismo energetico delle cellule
ghiandolari gassose dipende principalmente dal prelievo
di glucosio dal sangue; le riserve di glicogeno interne
probabilmente sono troppo piccole per avere una certa
importanza. Le cellule ghiandolari gassose mancano
dell’effetto Pasteur così, indipendentemente dalla
presenza di O2, il glicogeno verrebbe principalmente
convertito in acido lattico. Nell’anguilla europea Anguilla
anguilla, l’ossidazione aerobica del glucosio
praticamente è minima, mentre circa il 20% del glucosio
viene decarbossilato dall’enzima
6-fosfogluconato-deidrogenasi nello shunt del fosfato
pentoso. I prodotti metabolici finali del metabolismo
del glucosio perciò sono l’acido lattico e l’anidride
carbonica, principalmente formati senza un consumo
concomitante di O2. In accordo con la polarità delle
cellule ghiandolari gassose, l’acido lattico viene
rilasciato nel torrente circolatorio sanguigno e
l’anidride carbonica, essendo un gas, diffonde lungo i
gradienti di pressione parziale all’interno del sangue
come anche all’interno del lume della VN.
2. Effetto della concentrazione singola
Nel sangue, i metaboliti acidi riducono l’effettiva capacità
di trasporto del gas per tutti i gas.
Lo Schema L presenta
un sommario dei vari meccanismi che contribuiscono
all’iniziale aumento della pressione parziale gassosa. La
solubilità fisica dei gas fluidi (a) nei fluidi è ridotta
con l’aumento della concentrazione salina (effetto
salting-out), cosicché l’aumento nel sangue della
concentrazione del lattato durante il passaggio attraverso
le cellule ghiandolari gassose (Schema
L — Fig. A) causa una riduzione della solubilità fisica
di tutti i gas nel sangue (Schema
L — Fig. B).
Secondo la legge di Henry questo decremento della solubilità
dà luogo a un aumento nella pressione parziale dei gas. Per
i gas inerti questo sembra essere il solo modo per indurre
un aumento delle loro pressioni parziali, che Pelster e
coll. hanno calcolato essere dell’ordine di solo l’1%. La
situazione è molto diversa per i gas trasportati
principalmente in uno stato chimicamente legato, ad es. la
CO2 e l’ossigeno. Secondo la reazione CO2 + H2O = HCO3— + H+,
catalizzata dall’enzima anidrasi carbonica, la CO2 è in
equilibrio con HCO3— (carbonato). La maggior parte della CO2
nel sangue realmente è presente come carbonato (HCO3—). La
secrezione acida delle cellule della ghiandola gassosa
sposta l’equilibrio di questa reazione verso la formazione
di anidride carbonica, risultante in un significativo
incremento della pressione parziale della CO2 nel sangue (Schema
L — Fig. C). Questo aumento acido indotto della
pressione parziale della CO2 è incrementato dalla produzione
di CO2 col metabolismo. L’azione combinata
dell’acidificazione del sangue e della produzione di CO2 dà
luogo a un significativo aumento della pressione della CO2
nel sangue.
Kobayashi e coll. hanno prelevato campioni di sangue in vari
punti del sistema vascolare della VN e hanno misurato un
aumento della pressione parziale dell’anidride carbonica da
4,1 a 8,3 kPa durante il passaggio attraverso le cellule
ghiandolari gassose. L’ossigeno è trasportato legato
all’emoglobina e l’emoglobina nei pesci muniti di vescica
natatoria è caratterizzata tipicamente dall’effetto Root.
Nell’effetto Root l’acidificazione dell’emoglobina non
riduce solamente l’affinità emoglobinica per l’ossigeno
(effetto Bohr), ma riduce anche la capacità dell’emoglobina
di trasportare l’ossigeno. Con l’aumento della
concentrazione protonica, parte dell’emoglobina è chiusa
nello stato deossigenato, cioè lo "stato T", e non può
legare ossigeno anche a elevate pressioni parziali di O2.
L’analisi dettagliata della struttura cristallina del punto
di legame dell’emoglobina di Leiostomus
xanthurus (un tipico effetto Root dell’emoglobina) ha
indicato che, in contrasto alla maggior parte degli altri
effetti allosterici sull’emoglobina, la base strutturale
dell’effetto Root è una modulazione dello "stato R", cioè
dello stato ossigenato. Mylvaganan e coll. hanno
identificato 7 aminoacidi che in combinazione con aminoacidi
addizionali tipicamente presenti nella maggior parte delle
emoglobine permettono di destabilizzare a bassi pH lo stato
R e così promuovere il cambiamento dallo stato R ossigenato
allo stato T.
L’espressione dell’effetto Root può essere aumentata dalla
presenza del fosfato organico (ATP, GTP) negli eritrociti,
ma in condizioni fisiologiche già un aumento della
concentrazione ematica di protoni sembra scatenare l’inizio
dell’effetto Root. Così, pure l’acidificazione del sangue
durante il passaggio attraverso le ghiandole gassose inizia
l’effetto Root e con la transizione allo stato T l’O2 viene
rilasciato dall’emoglobina. L’ampiezza dell’effetto Root
dipende dalla composizione dell’emoglobina.
Elettroforeticamente l’emoglobina di pesce spesso può essere
separata in componenti anodiche e catodiche, ma solamente le
componenti anodiche dimostrano un effetto Root. Combinando i
dati sulle caratteristiche di legame dell’O2 all’emoglobina
e quelli sul pH del sangue che irrora la vescica natatoria,
Pelster e Weber hanno calcolato che nell’anguilla europea
circa il 40% dell’emoglobina può essere convertito allo
stato T durante il passaggio attraverso la vescica natatoria
e in dipendenza della concentrazione ematica di emoglobina
nel sangue provocherà un aumento molto pronunciato della
pressione parziale dell’O2 nel sangue (Schema
L — Fig. D).
Come dimostrato nello Schema
L l’ampiezza dell’aumento iniziale della pressione
parziale del gas è abbastanza differente a seconda dei
diversi gas. Mentre per l’azoto, rappresentativo dei gas
inerti, si può prevedere solamente un decremento molto
piccolo della sua solubilità fisica e così si ha di
conseguenza un incremento molto piccolo della pressione
parziale del gas; per la CO2 e specialmente per l’O2
l’acidificazione del sangue nella vescica natatoria comporta
un forte incremento nelle pressioni parziali dei gas. È
importante notare tuttavia che questo aumento iniziale della
pressione parziale per i gas inerti e l’O2 non è associato a
un cambiamento nella concentrazione del gas e che rimangono
costanti. Solamente la CO2 incrementa leggermente in
concentrazione a seguito della produzione di CO2 da parte
del metabolismo del glucosio.
L’incremento della pressione parziale del gas può dar luogo
alla diffusione di gas dal sangue al lume della vescica
natatoria ove di conseguenza si accumulerà. In relazione
all’entità dell’accumulo di questo gas, la pressione
parziale del gas del sangue venoso che ritorna alla rete
mirabile sarà più elevata rispetto alla pressione arteriosa
del sangue che lascia la rete mirabile e che non ha ancora
raggiunto le cellule gassose ghiandolari. Nel sistema
controcorrente della rete mirabile, perciò, si forma un
gradiente pressorio dai capillari venosi a quelli arteriosi,
che esita in una retrodiffusione di gas dalla parte venosa
verso la parte arteriosa e perciò in una moltiplicazione in
controcorrente dell’effetto singolo di concentrazione.
3. Concentrazione in controcorrente La rete mirabile rappresenta un sistema in controcorrente con distanza
di diffusione molto breve tra i capillari arteriosi e venosi
(1-2 mm) e con un’ampia superficie. A seguito di una riduzione
della capacità effettiva di trasporto del gas da parte del
sangue, durante il passaggio attraverso la ghiandola del gas, il
gas inerte, la CO2 e l’O2 mostrano una diffusione retrogada dai
capillari venosi ai capillari arteriolari. Come conseguenza le
pressioni parziali del gas venoso e le concentrazioni di gas
diminuiscono durante il passaggio attraverso la rete mirabile,
mentre le concentrazioni e le pressioni parziali del gas
arterioso aumentano. Così la diffusione retrograda dei gas dà
luogo a una concentrazione di gas a livello arteriolare della
rete mirabile. Sulla base di modelli di calcolo è stato predetto
che in dipendenza dell’ampiezza dell’effetto della
concentrazione singola, della conduttanza diffusiva del gas e
della permeabilità della rete mirabile, si possono tenere nel
sistema in controcorrente pressioni parziali di gas fino ad
alcune centinaia di atmosfere. Questo è sufficiente a spiegare
la presenza di pesci con una vescica natatoria piena di gas a
profondità di alcune migliaia di metri. Se la conduttanza
diffusiva e la permeabilità della rete mirabile sono elevati,
anche aumenti iniziali ridotti nella pressione parziale dei gas
(effetto della concentrazione singola) possono essere
significativamente moltiplicati (Schema
M). La conduttanza diffusiva comprende l’area di superficie
disponibile per lo scambio diffusivo, di conseguenza un aumento
dell’area di superficie aumenterà la capacità di concentrazione
del gas di un sistema a controcorrente, e perciò la lunghezza
della rete mirabile capillare aumenta con l’aumentare della
profondità in cui vive una determinata specie ittica.
I primi studi sui meccanismi di concentrazione in controcorrente avevano
preso in considerazione solamente la diffusione dei gas.
Tuttavia le misure della concentrazione del lattato ematico
prima e dopo la rete mirabile nell’anguilla europea hanno
dimostrato una diffusione retrograda e una concentrazione in
controcorrente di un soluto. Un aspetto interessante della
concentrazione dei gas in un sistema in controcorrente è
l’osservazione che l’abilità di concentrare i gas è incrementata
dalla permeabilità delle membrane della rete mirabile ai soluti.
La diffusione retrograda del lattato dalla porzione venosa alla
parte arteriosa della rete mirabile aumenterà la concentrazione
di lattato nei vasi arteriosi della rete e potrà così indurre
una diminuzione nella solubilità fisica dei gas nel sangue
secondo l’effetto "salting-out". Questo aumenterà la pressione
parziale del gas del sangue arterioso oltre alla concentrazione
in controcorrente che si è avuta dalla diffusione retrograda del
gas stesso. Allo stesso modo la diffusione retrograda
dell’anidride carbonica nella rete mirabile aumenterà la
pressione parziale dell’ossigeno nel sangue arterioso. Come
puntualizzato precedentemente la produzione della CO2 nel
metabolismo delle cellule ghiandolari gassose e l’acidificazione
del sangue durante il passaggio attraverso le cellule
ghiandolari gassose comporta che la pressione parziale
dell’anidride carbonica nel sangue venoso di ritorno dalla rete
mirabile è più alta rispetto al sangue arterioso che entra nella
rete mirabile. Questo comporta una retrodiffusione della CO2 dai
capillari venosi ai capillari arteriosi della rete mirabile e
una contrazione in controcorrente di tipo classico della CO2.
L’aumento della pressione parziale dell’anidride carbonica,
tuttavia, induce un rilascio di ossigeno dall’emoglobina
(effetto Root) e un concomitante incremento della pressione
parziale dell’anidride carbonica indipendentemente dalla
diffusione retrograda dell’ossigeno. Così l’incremento fino a
elevate pressioni parziali di O2 nel sangue della vescica
natatoria sembra essere strettamente legato al destino
dell’anidride carbonica. La capacità della vescica natatoria di
aumentare la pressione parziale del gas e di concentrare i gas è
stata dimostrata dagli studi di Kobayashi e coll. Durante il
passaggio attraverso i vasi capillari del sistema controcorrente
anche in condizioni di pressione atmosferica la pressione
parziale dell’anidride carbonica e dell’ossigeno nel sangue
aumentano rispettivamente da 0,5 a 4 kPa e da 5,3 a 37,5 kPa (Schema
N). La secrezione acida delle cellule ghiandolari gassose
provoca un ulteriore incremento delle pressioni parziali del
gas. Nei capillari venosi della rete la pressione parziale della
CO2 e dell’O2 decrementano per una diffusione retrograda delle
molecole di gas verso la parte arteriosa e per un’alcalinizzazione
del sangue.
Riassorbimento del gas
La
pressione parziale del gas della vescica natatoria supera la
pressione parziale dei gas disciolti nell’acqua circostante.
Così, aumentando la profondità dell’acqua, la pressione di
questi gas per uscire dalla vescica natatoria aumenta. In molte
specie la perdita diffusionale del gas dalla VN è ridotto
dall’accumulo di guanina e cristalli di ipoxantina nella
sottomucosa, che riduce così la sua permeabilità ai gas per più
di due ordini di grandezza. L’incrostazione di guanina è
responsabile dell’aspetto argentato della parete della VN.
Un’altra strategia per ridurre la permeabilità dei gas della
parete della VN sembra essere l’accumulo di strati di membrane
lipidiche. In un certo numero di teleostei è stata trovata una
grande quantità di placche costituite da numerosi strati di
dischi membranosi con la tipica struttura bistratificata.
La rete
mirabile funziona come una barriera che previene la perdita di
gas dalla VN attraverso il sangue. Il sangue venoso che lascia
la sezione secretoria della VN deve passare attraverso la rete
mirabile. Analogamente a uno shunt di diffusione, il gas passa
dai capillari venosi alla rete arteriosa e ritorna alla VN: la
rete così non solo gioca un ruolo nella deposizione del gas ma
anche nel suo mantenimento all’interno della vescica.
La parte
secretoria della VN è strutturata per trattenere il gas, anche
se non è completamente impermeabile ai gas. Quando un pesce
risale deve rimuovere il gas dalla vescica per impedirne una
distensione e per fare questo viene aperta la parte riassorbente
della vescica, che viene poi richiusa dall’attività muscolare
(l’ovale nella tinca) o attraverso un dotto pneumatico
modificato come ad es. nell’anguilla. La sezione di
riassorbimento della VN ha un proprio afflusso di
vascolarizzazione sanguigna ed è altamente vascolarizzata. I
suoi vasi venosi non passano attraverso la rete mirabile. Il gas
che entra nella sezione di riassorbimento della VN ha un’elevata
pressione parziale di gas rispetto al sangue (vedi sopra) e così
come in un polmone alveolare il gas viene riassorbito. Il
riassorbimento del gas è correlato anche alla sua capacità di
trasporto nel sangue e quindi i gas più solubili sono più
prontamente riassorbiti. Questo spiega perché la CO2, che è
tipicamente presente nei gas appena depositati, non è
riscontrabile invece in condizione normale. Il riassorbimento
contribuisce anche all’accumulo dei gas inerti (meno solubili)
nella VN.
Accumulo
lipidico nella vescica natatoria
In molti
pesci di profondità intermedia e pesci abissali di elevata
profondità sono presenti elevate quantità di lipidi nella VN.
Nelle cosiddette "VN rivestite di grasso" dei myctofidi o di Latimeria
chalumnae il grasso è accumulato tra il peritoneo e la
tunica esterna. È un grasso composto prevalentemente da esteri
di cera. Sembra essere extracellulare, il che suggerisce che
questo lipide non è disponibile per il metabolismo intermedio.
Una VN rivestita di grasso è abbastanza comune nei pesci di
profondità media che sono soliti effettuare delle migrazioni
verticali abbastanza estese. Un esempio importante di una VN
rivestita di grasso è quella di Latimeria
chalumnae, un predatore con galleggiamento quasi neutrale.
Il grasso consiste quasi esclusivamente di esteri cerosi o di
cera che costituiscono il 97% dei lipidi della VN.
In
contrasto alle VN rivestite di grasso, le cosiddette "VN ripiene
di grasso" sono pienamente funzionali in termini di deposizione
di grasso e contengono un certo volume di gas. Poiché le VN
ripiene di grasso si riscontrano nei pesci di elevata
profondità, in questo grasso è disciolta una grande quantità di
O2. Dalle VN ripiene di grasso possono essere isolate elevate
quantità di lipidi di membrana e questi lipidi sono costituiti
prevalentemente di fosfolipidi e colesterolo. Questo grasso
apparentemente sembra essere sintetizzato nelle VN, di
conseguenza elevate quantità di membrane possono essere isolate
da queste vesciche, com’è stato dimostrato per Antimora
rostrata. Sembra assodato che l’accumulo di lipidi
bistratificati di membrana riduce la permeabilità al gas della
parete della VN.
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Alfredo Mengoli
Veterinario
ufficiale -
Asl Bologna
Sud
Specializzazione:
"Allevamento, igiene, patologia delle specie
acquatiche e controllo
dei prodotti
derivati"
Facoltà di
Veterinaria -
Università
degli Studi di Milano
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