Da piccolo mi domandavo spesso cosa potessero provare quei signori con
quella strana tuta nera che si immergevano in quel
fantastico mondo dal quale ero tanto attratto: il
mare.
Non perdevo mai l’occasione di seguire in tv documentari
d’ogni tipo legati all’elemento liquido e le avventure del
comandante Cousteau mi trasportavano lontano con la mente,
in una dimensione che non sapevo se avrei mai potuto vivere
in futuro, ma che mi affascinava tantissimo.
Passavo interi pomeriggi a giocare con le mani immerse in un
lavandino pieno d’acqua, dove una serie di sub in miniatura
e qualche modellino di natante mi servivano per simulare le
immersioni che tanto avrei voluto vivere.
L’infanzia mi segnò per sempre e il mare entrò a far parte
della mia vita in modo prorompente, tanto che imparai a
nuotare solo grazie all’uso di una maschera e uno snorkel.
Percepii presto la sensazione del galleggiamento; quindi
dovetti pensare come fare per arrivare sul fondo, poiché
dalla superficie vedevo molte cose e, ovviamente, volevo
raggiungerle, toccarle, conoscerle. La curiosità era grande…
A dodici anni cominciai a comprendere come andar giù in
apnea, nel mare dello Stretto.
Il vento e il sole di questo
mare insostituibile mi entrarono dentro con invadenza, ma io
non sapevo ancora quanto questo mare mi avrebbe
profondamente inciso il cuore.
Iniziai il mio rapporto con
la fauna marina attraverso la pratica della pesca subacquea.
Raccoglievo anche conchiglie, che conservavo in una scatola
di scarpe, e disegnavo fondali marini e pesci su cartoncini
bianchi 50 x 70: avevo bisogno di molto spazio sulla carta
per inserire tutto ciò che la mia mente immagazzinava
osservando il mare…
Crescendo iniziai ad acquistare libri e riviste, a leggere
tanto, a conoscere i pesci e le loro abitudini dal vivo e
sui libri. La prima muta arrivò nel 1979: presto sarei
diventato un discreto apneista, buon conoscitore delle
abitudini dei pesci del Mediterraneo.
Fu l’autorespiratore ad aria che a vent’anni mi cambiò ulteriormente la
vita, dandomi la possibilità di scoprire ancora nuove cose.
L’acquaticità degli anni dell’apnea mi aveva formato per affrontare
questo nuovo passo e passai alle bombole senza fare alcun corso. Imparai
tutto da autodidatta e apprezzai non poco le nuove opportunità che
adesso mi si presentavano.
Respirare sott’acqua: che
cosa straordinaria! Non credevo potesse essere così avvincente…
L’amore per il mare cresceva ogni giorno di più e la mia vita andava
cambiando significato per sempre.
Da buon disegnatore ed appassionato
fotografo, pensai di provare a fotografare anche sott’acqua; fu così
che, nel 1984, arrivò la mia prima fotocamera anfibia, una Nikonos IV.
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