Variante miscellanea

Giucca

C'era una volta una donna. Questa donna aveva un figliolo, che era grullo grullo. Si chiamava Giucca. Un giorno gli dice la mamma a questo figliolo:
- Giucca, va' a il molino a macinare questo grano; ma aspettalo che te lo macini.

Giucca prese questo sacco di grano a reni, e va al molino, e gli dice a il mugnaio che gli macini il grano, che lui lo voleva aspettare.
- Sì, vieni Giucca; tanto che t'aspetti che si macini il grano, vieni a mangiar gli gnocchi.

Mentre li mangiava:
- Ti piacciono? - fa il mugnaio.
- Sì.
- Fatteli fare alla tu' mamma quando tu vai a casa -  gli dice il mugnaio.
- Cosa devo dire per ricordarmene per la strada?
- Devi dire sempre: Gnìcchite e gnòcchite; per tutta la strada tu devi fare questa storia.

Quando fu per la strada, trovò una pozza, e sentì fare: botto, botto, che erano le rane. E Giucca credeva che gli chiedessero quattrini.
- Ne ho sette e non otto. Tieni: ho sette centesimi, piglia questi.

Lui ripiglia il su' sacco a reni, per seguitare la strada, e si scordò delle parole che gli aveva detto il mugnaio. Disperato eh Giucca!, a piangere, a piangere:
- Ho perso paiole paiole.

Passa un magnano:
- Oh Giuccal
- Oh!
- Che tu hai che tu piangi?
- Ho perso paiole, ho perso paiole, lì...
- gli accennava che l'aveva perso in quella pozza
.
Il magnano va, e c'entra dentro. Fruga, fruga, 'un gli riescì di trovar nulla. Giucca 'un ci aveva schiaffato nulla giù, eh!
Quest'omo dice:
- Ah birbone! se posso rinescire da questa pozza, ti vo' dare du' gnìcchite gnòcchite!
- Bravo quell'omino! m'avete ritrovato paiole!...
- Gnìcchite gnòcchite, gnìcchite gnòcchite!
- per tutta la strada.

Torna a casa:
- Mamma, mi ha detto il mugnaio che vu' mi facciate gli gnìcchite gnòcchite.
- Oh birbone; vedi: te li vo' dare io gli gnìcchite gnòcchite... Senti: vado alla messa: abbada la chioccia, che 'un esca del nido; se n'esce, faccila rientrare subito, che 'un si freddi l'ova.
 

La su' mamma la va alla messa, e Giucca rimase in casa a guardar la chioccia; e la chioccia la n'escì da il nidio.
Gíucca:
- Oh poeríno a me! ora si fredda l'ova; se torna la mi' mamma, la mi picchia; è meglio che vadia a covarle io, perchè 'un si freddino.

Piglia un fiasco di miele, e si miela tutto; e poi... ci aveva un monte di penne, si stratolò per queste penne. Se gnene attacconno tutte; pareva una bestia; ed entrò nella cesta dell'ova.
Torna la su' mamma, e chiamava Giucca:
- Giucca!
- Clò!
- Senti! mi risponde la chioccia, e Giucca no.

Per tre volte la chiamò Giucca, e Giucca gli rispondeva
sempre: Clò.
- Vo' andare a veder cosa fa quella chioccia.

La va là questa donna, e la vede Giucca nella cesta dell'ova:
- Oh birbone! tu me l'hai stiacciate tutte! Come ho a fare!... Senti: vai a il mercato a vendere il porco.
- Vado.
- Un ti far dar meno di dieci monete; se no, quando torni a casa, son legnate.

Questo Giucca prende il porco, e va a il mercato. Sta lì, sta lì con il porco; nissuno gli domandava se lo voleva vendere. Sicchè gli si fece sera, 'un c'era quasi più nissuno n'il mercato. Viene un omo:
-Oh ragazzo!
- Oh!
-Quanto tu voi di cotesto porco?
- Io voglio dieci monete
- Sì. Senti: te lo do quest'altro lunedì, quando tu ritorni a il mercato.
- Chi siete?
- Sono io.

E Giucca l'andò via tutto contento. Tornò a casa; alla su' mamma gli dice che aveva venduto il porco, e che gliele davano lunedì le dieci monete. La su' mamma:
- E a chi l'hai tu venduto?.
- A io.
- Oh birbone! Ma chi è questo io
- A io, gua': uno che si chiama io
- Ah birbone! tu m'hai rovinata! Come ho a fare a vivere con te!

Si ritornò a il lunedì. Giucca si levò presto, e andò a il mercato. A tutti quegli uomini che vedeva, gli diceva:
- L'avete visto io?

Nessuno gli rispondeva; lo pigliavano per un matto, come era. Sicchè sino alla sera a tutti domandava la solita storia; e 'un aveva trovato nissuno. gli convenne tornare a casa; mentre che l'è per la strada, vede uno che faceva di corpo.
Va davanti a questo:
- Chi tu sei? "
Fa questo povero disgraziato:
- Io.
- Ah porco fognuto! l'è tutto il giorno che io ti cerco! Paghimi le mi' dieci monete, gai! se no tu 'un mi rinesci di sotto le mi' mani, porco!
('Gli aveva raccattato un sasso grosso, e lo teneva in mano).

Questo povero disgraziato gli ebbe a pagare le dieci monete, e non sapeva perchè. Giucca se ne andiede a casa dalla su' mamma, e disse che gli avevano pagato i quattrini.
Un giorno la mamma gli dice:
- Senti, Giucca: va' a far du' legne, che 'un c'è da accendere il foco.

Questo Giucca piglia la su' ciuchina e va a far le legna, e sale in una querce. Va per tagliare il ramo, e stava dalla parte che doveva cascare in terra. Passa un frate:
- Oh Gíucca!
- Oh!
- Tu caschi sai! se tu fai a codesta maniera a tagliare le legna
- Mi dica, padrino, quando morirò io?
- Alle tre corregge d'il tu asino.

Giucca finì di tagliare il ramo; casca il ramo e lui gli va dreto.
Giucca quando fu in terra:
- Oh! me l'aveva detto quel frate che cascavo! se mi ci dovessi rifare, 'un vorrei cascare più,' ma ancora non muoio fino che il mi' asino 'un ha fatte tre corregge.

Quando l'ebbe tagliate tutte queste legne, le caricò tutte addosso a questa povera ciuca. La doveva fare una salita questa povera bestia, una salita....
Quando fu per quest'erta, la sonò una correggia. Era tanto carica questa povera bestia, 'un la poteva più.
Giucca che la sentì:
- Oh poverino: ora ce ne ho due.

Quando ebbe camminato un altri pochi di passi, sonò un'altra correggia. Se quell'altra era bella, questa era più! Giucca pensò di pigliare un pezzetto di legno e di fargli un tappo a il didietro, e gnene infilzò su per il didietro.
- Ora, mínchiona, 'un scorreggerà più!

Cammina, cammina, quando fu proprio in cima all'erta, la poera ciuca era morta.
Giucca mentre che camminava stava sempre dietro il sedere di questa ciuca. Questa ciuca ponza ponza, la tirò una correggia, e il tappo gli schizzò d'il culo e gli battiede nello stomaco a Giucca; e Giucca cascò in terra svenuto.

Venne la Misericordia,' e presero Giucca nella bara, e passonno n'il su' paese.
La su' mamma n'il sentir dire che era morto Giucca, la scoppiò d'il dolore, povera donna.
Passonno questi, che avevano Giucca morto nella bara, davanti a una bottega di un calzolaio. C'era un omo; disse:
- Chi è morto?
- E' morto il poero Giucca, poerino!
- Oh Dío mio! gli dovevo dare tre paoli. Oh diamíne! me li lascerà!

Giucca si alza dalla bara e dice:
- No, che  nun te li lascio!  Dammeli.

Quelli che l'avevano addosso, credevano che fosse morto; a sentirlo, lo lascionno andare; e costì battiede tanto un bel colpo; allora Giucca morì per davvero.
 

 

 

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