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    Wainamoinen, il poeta sublime, il soave musico, sedette sulla
    cima del colle e, accompagnandosi col kantele, si diede a cantare. 
	 
    Parlò in modo identico alla luna: poi, per dare al mondo un poco di luce,
    accese, sulla piazza di Pohjola, un gran fuoco e comandò a due piccoli diavoli, suoi
    servi, di alimentarlo, gettando tra le fiamme tronchi di larice, di pino e rami di
    ginepro. Il fuoco della vecchia non poteva sostituire le due lampade celesti.  
    Gli
    uomini e le donne perdettero la gioia, lo slancio del lavoro, diventarono tristi e pigri.
     
    Si
    recò da Ilmarinen, il maraviglioso fabbro.  
    Ilmarinen
    foggiò un sole doro e una luna dargento. Poggiò il primo sulla cima di un
    abete e la seconda tra i rami di una quercia, ma restò deluso. Il suo sole, la sua luna,
    benché fossero belli, non diffondevano luce.  
    - O donna,
      rimproverò il vecchio vegliardo - credi che tutti
    si pieghino alla tua prepotenza? Le creature viventi hanno bisogno di luce. Restituisci
    ciò che hai rubato. 
    
     
    Pensò
    allora che Ilmarinen, il gran fabbro, avrebbe potuto costruire una chiave prodigiosa atta
    a vincere la resistenza della serratura più complicata. Si recò subito dallarnico
    e lo pregò di preparargli loggetto che desiderava. Ilmarinen si mise subito
    allopera. 
    - Esiste dunque un malvagio incantesimo?  
    - Appunto. Ma io creerò per te unarma più terribile della clava,
    unarma con la quale ti sarà possibile rendere schiavi il popolo di Pohjola e la
    violenta vegliarda. Costei, allora, diventerà mansueta, e potrai imporle di restituire
    alla volta celeste la lampada del giorno, la lampada della notte.  
    Il fabbro incominciò subito la sua opera difficile. 
    - Che avviene?  
     pensò Ilmarinen  Si è scatenata forse la
    tempesta? O marciano in vicinanza gli eserciti nemici?   
    Aperse
    la finestra, e luccellaccio entrò a precipizio nella stanza.  
    - Che vuoi?  domandò luomo. 
	Che vuoi? Non sono
    abituata ad aver visitatori del tuo stampo.  
    -
    So che sei molto abile  
     lodò Louhi sotto specie di falco  Nel mondo
    che io di continuo percorro a volo tutti cantano le tue lodi. Io, perciò, ho voluto
    conoscerti. Vorrei vedere qualche tua opera. 
    
    -
    Lo splendido coperchio dellaria, il cielo immenso, è opera mia. 
	 
    -
    Ma si, ne sono informata! E, dimmi, che vai facendo adesso?  
    
    -
    Adesso preparo unarma terribile, unarma che dovrà distruggere tutto il popolo
    di Pohjola. 
 
    Louhi,
    colma di sgomento, si affrettò a raggiungere la sua terra.  
    Pensava: 
    La
    vecchia, corse a prendere il sole e la luna, salì sulla cima di una montagna e lanciò in
    alto, fino al cielo, limmensa palla doro, limmensa, palla
    dargento.  
    Poi,
    trasformata in colomba, ritornò a volo da Ilmarinen. 
    - Che vuoi?  
     domandò il fabbro  che vuoi da me, uccello
    gentile? 
    -
    Vengo ad annunciarti che il sole e la luna hanno fatto ritorno nella loro casa eccelsa.
    Rallegrati, o uomo giusto: la luce di nuovo risplende sopra le strade della terra.  
    Ilmarinen
    uscì dalla fucina nera e rossa, si guardò attorno. Vide la lampada del sole, vide i
    campi e i giardini, vide i boschi e il mare e, in fondo in fondo, sopra un pino, scorse il
    volto ridente della luna.  
    - E' inutile 
     pensò.  E' inutile che io porti a termine
    larma terribile. Quello che Wainamoinen desiderava è realtà, non bisogna più
    combattere per ottenerlo.  
    Corse
    dal vecchio poeta, che dormiva nel suo letto doro e dargento. 
    - O eroe, o amico, 
     gridò con gioia.  Il sole e la luna
    hanno ripreso a camminare nelle strade celesti, lombra che avviliva gli uomini, che
    li rendeva pigri e tristi, è stata debellata. 
    Wainimoinen
    gettò in mare la sua clava di fuoco, prese il kantele e, col cuore gonfio di commozione
    dolcissima, andò a sedersi ai piedi di un ontano. Cantò, accompagnandosi col soave
    strumento, le lodi alla luce, le lodi alla bontà, e alla bellezza.  
    Tutti,
    vedendolo, dimenticarono il dolore, dimenticarono il male e si sentirono lanimo
    limpido e giocondo. 
       
 Leggenda Indiana 
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