Tu, sonora cicala, ebbra di rugiada,
solitaria intoni l'agreste canto,
morendo d'amore e di calore,
dal bruno corpo vibri dolci richiami.
Le tenue zampe risuonano al mattin
con insistenti note
che tra le fronde vagano leggere.
Un inno nuovo innalzi alle Ninfe care.
Col suo flauto, Pan risponde al mare. E mentre fugge Eros, lontano e lieve,
al sonno meridiano mi abbandono
sotto l’ombra pacata d'un platano assolato.
Una tiepida brezza sussurra ai sogni perduti,
e la tua voce, cicala divina,
mi guida, mi placa, in perfetta armonia
a quiete interiore mi dispone.
Cade una foglia e carezza l’anima mia.