Affacciato or dianzi alla finestra,
mirai la natura in lieta festa:
rose vermiglie aprivan le corolle,
fontane arcane stillavan acque molle.
Tra gelsomini e violette gentili
sorgeva il prato di verzura sottile;
fanciulli al gioco calpestavan l’aiuole,
mentre altri, frettolosi, scrutavan l’ore.
Dolce spettacolo di madri e bambini,
che in passo lento adornavan i cammini;
insieme l’umana schiera contemplava,
purissima natura che l’anima ritemprava.
Sul balcone ricolmo di fiori,
salutai i vicini con lieti ardori;
e gli alberi del corso, in veste novella,
formavan archi di fronde, scena bella.
Ciclisti sereni, senza gran fretta,
pedalavan tra i viali in dolce diletta;
sulle panchine, dame e donzelle
gustavan gelati, delizie novelle.
Ed io, peregrino senza fretta,
dal balcone e dalla finestra,
mi abbandonai al gaudio che sorgeva
e alla natura a cui l’anima s’apprestava.