Il mio primo giocattolo, messo dentro il mio angolo di straziata
memoria. Lo guardo e vedo concentrato il mio mondo. Di affetto infinito
per un unico amico, padre, zio assoluto. Il mio mondo in una stanza
rosa, un ripostiglio di boccette e alchemici misteri. Una chitarra di
notte e i libri di chimica.
E una bambina su ginocchia d'amore, di
parole sicure e di silenzi. il mio piccolo mondo di felicità per ogni
arrivo da una città di nord ostinato, di pianto lacerante per ogni
partenza dalle radici di terra e madre e famiglia. Di complicità nelle
risate delle notti estive di una casa di parenti affollati e ubriachi di
affetto. Di musica e concerti, cugini e freddo di spiagge.
Tagliato dal
tempo e dalla distanza, si ricuce il discorso, in anni di crescita.
Alberto è nome di me, di perenne presenza, di racconti di anime. Troppo
simili nel cammino del sogno; troppo affaticati dal vivere di parole.
Alberto è Daniela in affinità di malinconia e nell'odore del mare, in
ogni colpo di scure ai versi nascosti in anfratti di poesia. È il
pensiero nell'assenza, orgoglio di sangue che sta al passo con il tempo
e con i ricordi. Daniela è Alberto negli scatti di foto di attimi rubati
ad un pensiero, nell'attesa di un cambiamento. È ribelle di idee e di
giustizia, è lo stesso lavoro sudato, è silenzio di voce scritta nella
presunzione di Aretusa e Pelorias.
Alberto è nome di me e di mio figlio
per somiglianza di indole e per mancanza di ipocrisia, per prendere in
giro le regole e la vita.
Alberto e Daniela sono Maria, fratello e
figlia di un abbraccio gigante, rami di uno stesso albero che racconta i
loro pensieri al vento.