Cola Pisci
(Colapesce)

E' laggiù.. 
Pesce per forza di cose..
Al fine di proteggere la sua gente da immani tragedie, è dedito a divenire tutt'uno con la colonna rotta e per questo compito, che assolve con altruismo, si è guadagnato l'affetto dei messinesi, diventando figlio prediletto ed eroe immortale.
Purtroppo, è condannato ad una necessaria e perenne immobilità!... 

Fermo..
Attanagliato alla pietra...

Irrigidito in una fissità dolorosa fatta di rinunce, senza alcun allontanamento, è uomo perduto che si dona agli altri e che nulla  chiede, se non la salvezza dell'amata terra. Vive nell'atroce esigenza di essere l'ultimo baluardo contro una perdizione annunciata e conduce un'esistenza ristretta ad un palmo di mare e al peso enorme che gli grava sulle spalle. 
E' da 1000 anni che
Colapesce non spazia più nello Jonio o nel Tirreno, che non può più andare incontro alle meraviglie dello Stretto e raggiungere le rive del Giordano. Come compagni ha solo un profondissimo blu e un universo affogato nell'angolo di mare in cui è relegato. In solitudine, vince il tempo e, restando saldamente fuso alla colonna rotta, riesce a muoversi, ancora, nell'unico spazio che gli resta: quello dell'anima..
Anima come luogo dei sogni negati, dei ricordi  e dell'oblio.

I siciliani tengono viva la leggenda di Colapesce e la raccontano di generazione in generazione ai figli. Col tempo, però, hanno intuito il dramma che il ragazzo vive e si sono lasciati coinvolgere in racconti che sublimano la sua vita, mettendosi alla ricerca di quel 'Cola che si è  perduto negli abissi.

E' nelle parole degli isolani, divenute poesie, storie e  "cunti", che Cola Pesce si ricongiunge a Cola Uomo, che rivive, dentro il cuore del Pesce, le emozioni del cuore dell'Uomo, che riesce a prendere coscienza dell'innata duplicità che lo pervade e a capire che il suo dramma  non è solo necessità, ma è anche scelta di essere altro.

Ogni volta che un siciliano racconta o canta la sua leggenda, 'Cola si riconosce nell'umanità che vuole indagare l'altro e si immerge, senza timore, nell'unico mare di sensazioni e di emozioni a lui consentito. Si avventura dentro se stesso nella ricerca dell'altra sua metà: quella dimenticata o negata o nascosta o incantata o incerta o mostruosa o generosa o torbida  o malinconica, quella che è in questo o nell'Altro Mondo. Quella, comunque, che ancora è viva nell'anima e che aspira ad essere tutte le metà possibili.
 

Ma, capita che, parlando di Cola, ogni narratore non faccia altro che ricercare il Cola che ha dentro il proprio io, diventando egli stesso, affascinante mistero, ogni metà immaginabile dell'altro..

 

Alberto Biondi


 


   

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