PORTO PALO

Due a calare, otto a tirare
ma ogni rete che scende
s'aggrappa al fondo del mare.
No, non ci andare, laggiù non calare,
che ogni rete che scende
Cola Pesce la viene a pigliare.

 

Se non fosse per l'urlo di lupo del mare
a così tante stelle potrei domandare
della vita migliore che forse mi aspetta
una volta disceso da questa carretta
che gronda di ruggine, vomito e sale
e intanto la febbre mi scuote e sto male
e rivedo mia madre che piange sul molo
mentre prego tra i denti e mi sento più solo.

 

Quanto costa dar vita a una speranza
l'ho pagato in contanti alla partenza.
Giungerò, se dio vuole, nel cuore d'Europa,
avrò tè, biscotti e una donna devota,
ma il mare là fuori è una belva feroce
ho visto dei bianchi fare un segno di croce;
io prego il mio dio, che è più saggio del loro,
che mi porti per mano della terra dell'oro.

 

Pinsati a iddi, cchiu nun li turbati
Ca uno jornu
Come a iddi ci sariti.
Facitinni limosina e caritati
Ca uno jornu avanti
Vi li truviriti.

 

Porto Palo - là fuori qualcuno ha gridato
mentre il mare d'attorno si fa tigre in agguato,
le mani nel buio a cercare le mani
per sperare più forte che venga domani.
Poi uno schianto e le urla a ferire la notte,
e mentre il buio del mare ci afferra e ci inghiotte
intravedo le stelle e la luna nel cielo
e ripenso a mia madre in piedi sul molo.

 

A Ceylon, nel mezzo di un vecchio giardino
cresce un fiore dai petali rosso rubino,
una madre ogni giorno gli versa da bere
poi si siede e, in silenzio, si mette a pregare:
attende una lettera dall'occidente,
una foto del figlio partito emigrante,
ma un sudario di acqua e di reti a paranza
ora avvolge quei figli e la loro speranza.

 

Due a calare, otto a tirare
ma ogni rete che scende
s'aggrappa al fondo del mare.
No, non ci andare, laggiù non calare,
che ogni rete che scende
Cola Pesce la viene a pigliare.


Luca Vivarelli, Pistoia
Brano inedito

 


File non più su Antopodi n. 1 - FdCA

   

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