MOTOBONDO ËËËËËËËËË

File originario in  digilander.libero.it/burlife/motobondo.htm


il racconto

“C’E’ UN UNICORNO CHE SEMBRA PASSEGGIARE SOPRA I MIEI PENSIERI E POI SE NE VA’ VIA... LA MIA GIORNATA E’ SEMPRE A GROSSO RISCHIO SENTO IL SUO POTERE, HO IL SUO FIATO ADDOSSO! E’ UN ABITANTE CHE SEMPRE PIU’ TROVA LA PACE DENTRO ME… MI DA QUELL’ATTIMO DI MAGIA… MA IL SUO PIACERE E’ ANDARE VIA”


L’unicorno

CIAO ESSERI UMANI, L’UNICORNO E’ IN REALTA’ LA MIA FANTASIA CHE GIORNO DOPO GIORNO SI RITAGLIA SEMPRE UN ATTIMO PER SE’… E IO VOLO: SONO UN MOMENTO SU UN’ISOLA DESERTA, UN MOMENTO DOPO SU UNA BARCA DI PESCATORI RIATTATA(IO IMMAGINO DI AVERE UNA BARCA DI QUELLE CHE SOLITAMENTE SI USANO PER LE USCITA DI PESCA SERALI, TUTTA IN MOGANO CON LA PRUA BIANCA E UNA BANDIERA SICILIANA SVENTOLANTE, UNA CABINA DI COMANDO GIALLA E VERDE…). E MI DIVERTO A CIRCUMNAVIGARE L’EUROPA: DA PALERMO “COAST TO COAST” FINO A MONTECARLO, POI BARCELLONA, IL PORTOGALLO, L’INGHILTERRA, LA SCANDINAVIA LE FAR OER… E IL MIO UNICORNO POI VIENE DIABOLICAMENTE CATTURATO DALLA FRENETICITA’ DELLA VORACISSIMA QUOTIDIANITA’.
E ALLORA MI CI TUFFO’ DENTRO ,MIO MALGRADO, MA BASTA POCO PER RITORNARE CON IL MIO AMICO… FORSE NON TROVERO’ MAI LA CHIAVE DELLA SERENITA’ MA CON IL PASSARE DEGLI ANNI STO’ CAPENDO UNA COSA: CHE LA VITA VA’ VISSUTA ISTANTE DOPO ISTANTE AL 100%, ANCHE SBAGLIANDO, ANCHE E SOPRATTUTTO INCONTRANDO BURRONI, MA BISOGNA SEMPRE FARE!
L’UOMO DEVE SEMPRE FARE …  SEMPRE!!!
E ALLORA VI INVITO A QUESTO: IMPOSTATE LA VOSTRA VITA(FINO A QUANDO IL DESTINO NON CI METTE LO ZAMPINO) A SCOPRIRE GLI UOMINI E IL MONDO, PERCHE’ UN’ALTRA COSA CHE HO IMPARATO E’ LA SEGUENTE: CI SONO LE COSE BELLE E LE COSE BRUTTE E VOI LO SAPETE TRANQUILLAMENTE QUELLE CHE SONO .
UNA BELLA PASSEGGIATA IN MOTO O IN MACCHINA, UN BOSCO, UN VIAGGIO …E’ UNA COSA BELLA.
UNA GIORNATA DI TRAFFICO, UN CAPOUFFICIO, UNA MATERIA UNIVERSITARIA PESANTE…E’ UNA COSA BRUTTA.
INDIRIZZATE I VOSTRI SFORZI NELLA PARTE CORRETTA!

Capitolo Primo

[...]

3

Arrivammo in Sicilia attraverso un’imbarcazione presa a Reggio Calabria, ultimo lembo d’italia prima di approdare all’isola. La cittadina di Messina è il punto d’approdo.
Attraversammo questo tratto di mare che in appena 3 chilometri unisce la penisola italiana alla maggiore delle sue isole. Questo breve tratto di mare è stato nel passato frutto di bellissime leggende, come quella di Colapesce.

Era Cola, un vivace ragazzo messinese che era diventato famoso presso i suoi concittadini perché si immergeva a mare e riusciva a stare diverse ore sott’acqua a parlare con i pesci o a danzare con le sirene. Sua madre si preoccupava di tutto questo e lo esortava a non stare tutto questo tempo sott’acqua.
Successe che un giorno si invaghì della figlia del Re Federico II, il più illustre dei regnanti isolani di tutti i tempi. Ma lei neanche lo degnava di uno sguardo. Un giorno il Re si trovava nel mare di Messina a bordo della sua imbarcazione e c’era pure la bellissima figlia.
Suo padre il Re stava cercando un marito degno per lei, ma nonostante le proposte di principi e nobili da molte parti del regno non aveva trovato nessuno degno della propria figliuola. Nessuno che unisse oltre alla bellezza il coraggio e le maniere gentili classiche dei prodi.
Quando Cola seppe che l’imbarcazione del Re era nello stretto di Messina si buttò a mare e la raggiunse.
Quel bellissimo volto e quelle maniere gentili conquistarono subito la curiosità del Re e della sua corte che già sapevano dei prodigi di cui era capace.
E allora disse il Re:
- Ho sentito dire che tu parli con le sirene del mare e che nuoti come un pesce. E’ vero?
- Certamente – rispose Cola – Io passeggio nel fondo del mare come tu e la tua corte passegiate per i vostri giardini. Io parlo con gli abitanti degli oceani come la tua bellissima figlia fa con le sue dame!

Un mormorio di stupore si levò dal battello.
- Orbene – disse il Re - voglio metterti alla prova. Lancerò in mare questa coppa d’oro massiccio e se me la riporterai ti farò ricco.

- Anch’io – aggiunse la principessa che già si era intenerita alla vista di quel bellissimo viso – voglio metterti alla prova. Lancerò in mare questa mia preziosissima cintura e se me la riporterai …ti darò la mia mano da baciare!

E detto ciò il Re e la principessa buttarono in mare le loro cose.
Cola con lo sguardo seguì il volo dei due oggetti e subito dopo si buttò a mare.
Una gran folla di messinesi si era intanto riunita sulla spiaggia non molto lontana e seguiva con trepidazione la vicenda.
Dopo poco tempo Cola emerse con i due oggetti e un urlo di approvazione si levò tra la folla.
Il Re rimase allibito ma non pago e volle rimettere Cola alla prova.
E rigettò in mare la coppa tempestata d’oro e dal peso notevole e la principessa una collana fatta d’oro e diamanti con la promessa che se gli avrebbe riportati si sarebbe fatta abbracciare.
Cola si ributtò a mare.
La folla dopo un urlo di incoraggiamento stette in silenzio in trepida attesa. Le acque incominciarono ad agitarsi ma di Cola nessuna traccia fino a quando…emerse dal mare con i due oggetti ed un urlo di sollievo accompagnò il suo ritorno.
Ma il Re Federico non si appagò e per la terza volta fece buttare la sua coppa in mare, la dove gli abissi erano più profondi e il mare si incanalava in una gola stretta e buia. La principessa a quel punto si tolse l’anello e disse:
- O Cola! Io getterò il mio anello di zaffiri e diamanti e se tu me lo riporterai – disse arrossendo - sarò tua sposa!

Un grido di terrore si levò dalla folla:
- O temerario! Non cercare la morte! Tu non puoi superare questa prova le correnti sono troppo forti.

Ma intanto l’anello e la coppa erano gia volati in mare.
Cola guardò intensamente il luogo dove erano affondati e si lanciò in mare.
Il silenzio avvolse gli istanti che seguirono. Il tempo passò e si fece sera, ma di Cola non si vedeva nessuna traccia.
Egli non tornò più a galla.
Ma non perché non avesse trovato i due oggetti. Ma perché mentre negli abissi gli cercava vide che le colonne su cui poggiava Messina erano sul punto d’infrangersi.
E allora vedendo che la sua terra poteva da un momento all’altro crollare volle sorreggerla col suo stesso peso. E quando qualche scossa sismica fa la sua presenza, si dice che Colapesce ha avuto un attimo di stanchezza.
Evviva Cola!

[...]


 

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