PERIODICO DI INFORMAZIONE
  DEL MUNICIPIO DI LUGANO

Articolo 11 - Dicembre 2002  (Pagina adattata graficamente)


"La meravigliosa storia di Nicola" é il titolo di un diaporama nato da una antica leggenda siciliana, che inizia con una strofa di G.Meli:

Conosciutu è in Sicilia l’anticu nomu di Cola Pisci. Anfibbiu natu sutta di lu secunnu Fidiricu, omu in sustanza ben proporziunatu, pisci pri l’attributu singolari di stari a funnu cu li pisci in mari.
(Codici Marinu)


La leggenda, che risale già alla fine del Millecento, racconta dunque di Nicola, detto Colapesce o homo aequoreus, mezzo uomo e mezzo pesce, un giovane insomma famoso in tutto il regno per le sue doti di apneista. La leggenda ha origine da fatti realmente accaduti forse durante il regno di Federico II di Svevia (1194-1250): un uomo di rara intelligenza, dotato di insaziabile desiderio di conoscenza, precursore dei tempi moderni. Tuttavia il periodo è incerto, e il re di quel momento avrebbe potuto essere anche Guglielmo il Buono o Ruggero II. Sta di fatto che questo re volle capire o forse solo sperimentare le capacità di apneista del giovane Colapesce che, dopo vari tentativi non tornò più a galla. Ne scrisse per primo l’inglese Gualtiero Map, per aver sentito il racconto da chi ne aveva avuto conoscenza diretta. Molti altri ne scrissero in seguito, intrecciando la storia con la fantasia popolare.
Il mondo subacqueo, un ambiente colmo di vita, di stranezze e mistero, esercita sin dall’antichità un grande fascino su noi tutti, un fascino che va oltre la realtà e ci trasporta nella sfera dell’immaginario. Questi mondi ignoti venivano allora immaginati come “spaventevoli profondità”.
La storia raccontata nel diaporama mostra quindi la realtà che noi conosciamo, ma dà vita anche ad alcune creature mitiche del mare: le bellissime sirene dal fascino inquietante.
 


La meravigliosa storia di Nicola

 

 

In un mare poco frequentato, chiamato Mare dei Sogni, incontrammo Telete, l’unica tra le sirene ad avere il dono della parola. Essa, con una voce soave, che assomigliava al mormorio del vento e delle onde raccontò:
“In un tempo lontano, su un’isola sperduta, viveva un bel giovane, dalle qualità eccezionali, che amava il mare e tutte le sue creature più di ogni cosa: si chiamava Nicola. Figlio di un pescatore, affiancava il padre nel suo lavoro, ma più volentieri rimaneva per ore sugli scogli a contemplare l’immensa distesa d’acqua. Inutile dire che tutti lo consideravano a dir poco singolare.
Il giovane possedeva infatti una qualità straordinaria: sapeva muoversi velocemente anche nelle profondità dei mari, dove rimaneva
– narra Telete – per lunghe ore e a volte per giorni interi, vagando nell’armonia silenziosa, tra creature straordinarie e stupefacenti.
I naviganti lo incontravano sulle loro rotte e qualcuno gli affidava messaggi da portare in altre isole. Nicola si rendeva utile anche ricuperando catene, àncore e altri oggetti affondati con le navi.
Seguendo i branchi di pesci si spingeva talvolta più lontano del solito e allora scopriva antiche città sommerse, vaste praterie e splendide foreste sottomarine.
La notizia della sua prodigiosa abilità si era diffusa anche tra gli abitanti del mare. Fu così che, curiose, le sirene accorsero, dalla loro solitudine antica, attraverso gli Oceani, per conoscerlo. Questo evento fu per Nicola sconvolgente, ne rimase letteralmente incantato!
Da allora, per la disperazione dei suoi genitori, Nicola sembrava vivere in un’altra dimensione, e si rifugiava ancora più spesso sulle scogliere, sognando ad occhi aperti.
La sua fama aveva intanto varcato i confini dell’isola e giunse all’orecchio del re che volle mettere alla prova l’abilità di Nicola.
Da una rupe, dove il mare è più profondo, il re gettò la sua coppa d’oro: le onde se ne impadronirono e la trascinarono via. Il sovrano chiese a Nicola di riportargli il calice, cosa che il giovane fece con facilità. Poi raccontò al re quello che aveva visto: innumerevoli pesci dai mille colori, grandi branchi di pesci argentei, piccole creature come le chioccioline e grandi animali marini come le balene e gli squali, e divertenti come le foche.
In seguito il sovrano lo condusse al largo con la sua nave, ributtò in acqua il calice e chiese a Nicola di scendere ancora più in profondità per ricuperarlo.
Quando il giovane riemerse, raccontò di aver incontrato nuovamente miriadi di pesci di ogni colore e dimensione, ma di aver visto, sul fondo, anche una grande caverna dove il fuoco di un vulcano rosseggiava e faceva ribollire il mare.
Il re, tra scetticismo e insaziabile curiosità, disse di non potergli credere e volle una testimonianza dell’immensa fiamma descritta da Nicola.
Il giovane, consapevole del rischio che stava per correre, prese con sé un ramo e disse al re:
- Se non dovessi tornare, questo ramo, bruciato, verrà comunque a galla.

Là dove l’abisso sfida anche i più audaci, il giovane si lanciò nei flutti, elegante e veloce come un delfino. Colti da una grande ansia, il re e la sua corte attesero a lungo tra timori e speranze.
Dopo un tempo che parve loro infinito, sulla superficie apparve il ramo: era un tizzone ardente.
E Nicola?
concluse Telete: il suo sogno di appartenere al mare era diventato finalmente realtà! Quando l’onda brilla della sua luce più bella, Nicola vagabonda felice negli Oceani: anche voi lo potreste incontrare!

La sirena sembrò sorridere… e scomparve nell’azzurro delle profondità.
 

     

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