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Storie dal mare

"Ad un certo punto, distogliendo lo sguardo dall'oceano, i suoi occhi si imbatterono in qualcosa di bianco al centro della spiaggia grigiastra, simile all'armatura di una nave incagliata. La forma della struttura gli sembrò alquanto strana, e osservandola meglio scoprì che si trattava dello scheletro di una balena enorme, sbiancato dalle intemperie." (tratto da 'Terra del Fuoco' di Francisco Coloane).


Il mare circonda la lingua di terra dove è adagiata la carcassa e lo sguardo dell'uomo, vecchio, saggio, con gli speroni da cowboy, si rivolge al mare ed alla sua immensità, mentre la sua figura e quella dello scheletro si riflettono nell'acqua.
La lettura del passo del libro prende colore e forma sotto l'aerografo di Renato Galassi che ci regala la placidità di un mare implacabile, un cielo che circonda incurante, e quello scheletro memoria di un tempo passato.
E' la prima delle dodici illustrazioni che sono in mostra la Galleria d'arte Affiche (piazzetta San Carlo, 3) di Palermo e che riprendono passi di libri famosi e della tradizione siciliana, il cui filo conduttore è il mare. Il mare al di fuori del tempo, in qualunque parte del mondo, il mare che collega tutto e tutti.
Una linea di confine tra il cielo ed il mare ed una forma bianca che si inabissa, giù fino alle profondità più nere. Moby Dick, il male che deve essere sconfitto e che vince, una balena bianca "un nome invero letterato giustificato dal suo vivido aspetto" (tratto da ‘Moby Dick’ di Herman Meville) che scivola tra i flutti lasciando una scia bianca e lattiginosa dietro di sé.
Poco più in là un omaggio ad Ugo Pratt ed ai 'Pirati' di Doyle, con una piccola nave che veleggia su un mare nero petrolio, un mare che porta brutalità e morte, un mare solcato da uomini che vivono di scorribande il cui segno distintivo sembra essere uno scheletro con una lancia pronta a trafiggere il cuore degli abitanti di qualche porto al di fuori delle rotte principali.

Gli fanno da contraltare due illustrazioni dedicate alle nostre tradizioni.
Colapesce, mezzo uomo e mezzo pesce nella tradizione, abitante dei fondali tra Scilla e Cariddi, si presenta come un uomo a cui madre natura ha fatto un terribile scherzo: una spada dentata per naso sulla cui punta, in bilico, è poggiata una piccola Sicilia.
E delle sardine, perfettamente allineate in un mare azzurro, sembrano dirette verso un ramo di 'finocchietto', indispensabile per la ricetta della pasta con le sarde, in cui, il profumo di pesce ben si sposa con quello pungente ed intenso del finocchietto selvatico (e se è di montagna è ancora meglio...)

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