Intrattenimento - Teatro
06 Agosto 2011


La leggenda di “Colapesce” secondo Iavazzo

L’8 agosto nel cortile del Maschio Angioino per “NapoliCittàViva

Un uomo gentile a metà tra la terra e il mare, e un re avido e meschino. “Colapesce, cunto e leggenda di Nicolamm(a)ore” è il nuovo progetto di Antonio Iavazzo (suoi l’adattamento e la regia) che andrà in scena l’8 agosto alle 20.30 nel cortile del Maschio Angioino per “NapoliCittàViva”.
Una leggenda lontana e la storia di un eroe semplice che la co-produzione Il Colibrì, Il Pendolo e Itinerarte affida a un cast di tredici attori e due danzatori con Giovanni Arciprete, Cecilia Arzano, Elvira Del Monaco, Angelica De Simone, Domenico Frontoso, Raffaele Iavazzo, Rosanna Pezzella, Luigi Rende, Francesca Saladino, Denise Schlipfinger, Marianita Josepha Vardaro, Anna Zaccariello, Carmine Losanno, Mina Fiore e Luigi Rende.

Quella di Colapesce è una storia lontana che nasce nella tradizione siciliana del XIV secolo per essere tradotta anche in napoletano. E’ un’antica leggenda che vuole il re Federico II affascinato dalle potenzialità di sfruttamento della condizione di uomo-pesce e cerca di farne il suo servitore utilizzandolo come avamposto affidabile del mondo marino. Per farlo, tenta la strada della seduzione riconoscendogli titoli nobiliari e lo nomina messaggero per far pagare le tasse agli abitanti del mare. Alla fine, il re dichiarerà guerra al mare gettandovi una palla di cannone che Colapesce cercherà di fermare sacrificando la sua vita e salvando il mare (mondo).

Su questo humus si innestano canti e balli (tarantella del Gargano, tammurriate, classici del ‘700 e atmosfere contemporanee), soluzioni scenografiche e video installazioni di Edoardo Di Sarno, ma anche la proiezione de “Lo Guarracino” di Michelangelo Fornaro, stop-motion film finalista ai David di Donatello nel 2005.

Per Antonio Iavazzo, “tra il grottesco, la commedia, la farsa e il dramma, l’opera buffa e la tragedia contemporanea, tra danze, ritmi e canti travolgenti, Colapesce incarna la figura eroica ed eterna del mito rigeneratore e salvifico. Una favola anche delicatamente “ecologica”, in armonia con la leggerezza della vita e la sacralità di destini segnati ineluttabilmente dalla malattia della bellezza e della poesia”.

 

 Lapilli
Copyright 2001-2010
 

 

     

www.colapisci.it