www.colapisci.itL'uomo che diventa pesce per necessità o per scelta


Uccio

Una storia di mare e di destini che a volte si incrociano in modo indissolubile,
che superano i legami di parentela e che diventano altro.

Attraverso una piccola finestra, in una povera baracca di un pescatore, un bambino vide per la prima volta un mare blu, blu come una notte di agosto, e gli entró negli occhi e lentamente si diffuse nel suo sangue.
A poca distanza, un altro bambino, affacciandosi da un terrazzino, vide un mare blu, blu come una notte di maggio, che gli entr
ó negli occhi e che lentamente si diffuse nel sangue. 
Pi
ú in lá nel tempo, il mare, sempre piú blu, continuó  ad entrare nell’anima dei due ragazzini attraverso la pelle e un respiro sempre più trattenuto, creando una condivisione di speranze, che sembravano dovessero mai assopirsi.

Accadde così che io trovai il mio mare.
Tutto mio, tanto mio da confondermi con esso,
che Uccio trovò il suo mare,
tutto suo, tanto suo fino a sentirsi mare lui stesso.

Caro Uccio, questo mare blu, fatto di sale, di vento e di sogni, ci ha accompagnato per anni, diventando la sostanza della nostra esistenza e strutturando un legame che non ha mai avuto tentennamenti.
Io ti ho insegnato a nuotare, tu mi hai insegnato ad essere riservato, io ti ho avviato a cercare l’avventura, tu mi ha fatto maturare la temperanza e la riflessione.
E’ stato un continuo scambio di esperienze ed emozioni, un sodalizio che è cresciuto nel tempo.
Da ragazzini, per non interrompere il legame che si era creato tra noi, ci siamo promessi che il primo mio figlio l’avresti battezzato tu, che il primo tuo figlio l’avrei battezzato io. E così è stato, insieme a tanto altro.
E il mare è stato sempre la costante che ci ha affratellato e che mi ha fatto credere che fosse l’unica essenza tra noi.

Però, con la maturità, lentamente, goccia dopo goccia, il mare che si era impossessato dei nostri corpi, ha cominciato ad abbandonarci per tornare ad essere mare, solo mare.
Non più mio mare, non più tuo mare, non più nostro mare, ma mare che ridiventa mare, solo mare.

Ma il legame tra noi è rimasto, forse ancora più forte.

L'ultima goccia di blu, ora se ne è andata via… ha prosciugato dolorosamente il tuo corpo e ha lasciato in me un vuoto profondo, quanto lo Stretto sa esserlo.
Un vuoto amaro che il cuore fa fatica a contenere.
E’ in questa assenza, inattesa e assoluta, che ho trovato l'ombra di te. Ombra che fluttua leggera negli anfratti della mia esistenza e che mi dà la forza, arrogante, di voler vivere ancora per mantenere il ricordo di te.

Oggi o domani ci sarà un bambino che vedrà il blu del mare, ed  il mare, blu come ogni notte d’aprile, entrerà nuovamente negli occhi e si diffonderà nel sangue.
E ci sarà ancora un bambino che guardando questo piccolo mare, nostro compagno per tanto tempo, sarà pronto ad accoglierlo nell’anima.

E’ il  mare, passato di cuore in cuore accomunando tutti, che passerà ancora nell’anima di bambini, ragazzi, uomini e donne che vivono questo Stretto senza orizzonte, ma che è capace di dare un senso ad una comunità e alla storia della nostra esistenza.

Ti ho sempre voluto un bene dell’anima e so che altrettanto bene hai avuto per me.

Uccio, il mare ci ha lasciato, ma non avere timore di perderti nell’oscurità del tempo, non resterai ombra nei nostri ricordi, hai già superato il limen che conduce ai nostri cuori, e tutti, lì, ti terremo vivo per sempre.



Alberto

 

 

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