www.colapisci.itL'uomo che diventa pesce per necessità o per scelta


Messina mavara

 

 

L‘uomo rapportato al quark è immenso, ma non è nemmeno un piccolissimo “quarz” se lo si paragona all’infinito.

La cognizione di essere estremamente piccolo ed assolutamente effimero gli fanno nascere quelle naturali paure che lo portano a crearsi almeno una religione che dia un senso alla vita e gli crei la speranza di servire forse a qualcosa.

L’uomo ha l’istintiva paura della morte, del vuoto, del buio, del male fisico, delle cose striscianti e velenose e di tutti quei fenomeni che gli potrebbero causare danno. L’inspiegabile e l’ignoto lo incuriosiscono a tal punto che la sola religione non gli basta mai; tanto, in fondo, è cosciente di essersela inventata per paura; allora ricorre alla superstizione ed alla magia.

Con la superstizione, l’uomo tende ad interferire con quel destino che altrimenti sarebbe troppo favorevole ad alcuni e troppo stronzo con altri. 

Con la magia, l’uomo tende, invece, ad appagare l’irrefrenabile voglia di conoscere il futuro, quel che solo Iddio sa, ciò che si trova dietro l’angolo oltre cui esiste l’invisibile e l’incomprensibile.

La religione ufficiale tende a relegare superstizione e magia alle culture primitive ed incivili, ma è innegabile, invece, che tutta questa materia costituisca un enorme, vecchio bagaglio, che arricchisce  folcloristicamente il nostro sapere.

Le religioni, fondate di norma su incomprensibili Misteri, sono anch’esse spesso inspiegabili, quindi la mente umana, sempre debole di fronte all’arcano, fonde volentieri religione, superstizione e magia.

 

 

Messina è una terra ricchissima di miti, leggende, racconti veri o fantasiosi, fenomeni naturali affascinanti o terribili, usi e credenze trascinate ed arricchite dal paganesimo ad oggi, che costituiscono il fluido più idoneo a far navigare le fantasie più bisognose di evasione.

Lo sguardo che uccide, quello della mitica Medusa, la cui testa a tre gambe è il simbolo stesso della Trinacria, si trasformò col tempo in quello malefico dello iettatore (cucca), l’occhi pisànti che arreca disgrazie e sfortuna.

È antichissima convinzione che l’occhio, considerato specchio dell’anima, di cui riflette le passioni ed i sentimenti, possa emanare un fluido capace di agire a distanza.
Quando l’occhio è usato con cattiveria per “guardare male (dal latino: in-videre) esprime in-vidia; ed è proprio questo il sentimento di cui il superstizioso ha più paura.

Del resto, la sua diffusione è notoria, come testimonia il vecchio proverbio:

- Si a ‘nvìdia fussi vàddira fussimu tutti vaddarùsi!

 

 

Anche la lingua, che non havi ossa, ma rumpi l’ossa, può esercitare a distanza la sua influenza, ed ecco che la superstizione fa nascere malòcchiu e malanòvi, terribili malefici gettati l’uno con  lo sguardo e l’altro con la parola.

La superstizione è l’arte di studiare gli episodi della vita con riferimento ai fattori che influiscono sulla buona o sulla cattiva sorte; da questo studio continuo nascono un’infinità di medicine, di antidoti e di formule magiche contro la sfortuna provocata dall’invidia altrui.

Cosa farebbe il più scettico degli increduli se, andando per esempio a pescare, ogni volta che viene visto da un certo individuo sulla spiaggia, non prende mai una coda di pesce? Quantomeno gli verrebbero dei dubbi.

E se ogni volta che parte per le vacanze, gli dovesse accadere in progressione che: il mare diventi improvvisamente agitato, piova per un giorno intero in pieno luglio, si ammacchi due costole come un cretino, cada sulle pietre scassandosi una caviglia, si tagli un dito con un coltello da cucina, gli venga un attacco di cacarèdda estiva e sia costretto a rientrare prima del previsto? Allora i dubbi diventeranno seri e si convincerà che c’è qualcuno che gliela ciànci.

Comincerà quindi a fare le corna, a toccare ferro o palle, a spargere sale, ad usare abbondante aglio, a portare un n°13, un corno, un gobbo, un fiocco rosso, a tenere in casa una grattugia, un ferro di cavallo, una tartaruga o un cavalluccio marino.  

 

La magia invece serve a coprire tutto ciò che la limitata ragione umana non riesce a spiegarsi, essa è però un’altra arte riservata a pochi eletti, a chi ha delle doti innate che vanno al di là del naturale: maghi, streghe, mavàri, indovini e così via.

 

 

Superstizione

 

 

Fortuna

  • Aglio – Sale – Toccare ferro o palle – Chiavi di ferro

  • N° 13 - Corno  di vitello, di montone, di corallo, di plastica (murate, macchina, motocarri)

  • Fiocco rosso (‘nnocca) (buoi, letto, ecc.) - Ferro di cavallo

  • Grattugia (rattalòra) gratta via ogni male (‘a rattàttibbi i conna a nàutra patti!)

  • Gobbo se gli si tocca di nascosto la gobba e poi ci si accarezza la testa

  • Lucertole, scorpioni(?), farfalle diurne e notturne, moscone, e persino pipistrello (taddarìta)

  • (non si devono ammazzare)

  • Passare sulla merda (lo dice chi ci passa)

  • Avere un idiota (“babbu”) in casa – Avere una tartaruga in casa

  • Ragno porta guadagno - Spighe di grano – Prosperità

  • Prude mano (?) guadagno

  • Prude mano (?) botte da dare

  • Vino versato – Abbondanza (toccarsi le orecchie)

  • Pipì sulla barca - Lucertola sulla barca

  • Cavalluccio marino

Sfortuna

  • Olio versato (perché costa troppo) - n°17 - Venerdì 17

  • Gatto nero che attraversa la strada – Gobbo (bisogna toccarlo)

  • Uccelli notturni (cucca, piùla, ecc.) - Ululato del cane - Sirena di nave

  • Scendere dal letto appoggiando il piede sinistro - Passare sotto una scala

  • Cambiare casa, sposarsi, battezzare, comprare sale e scope in agosto

  • Sposarsi a maggio ed agosto di martedì e di venerdì (porta male sempre)

  • Cattivi sogni  - Passaggio di una cometa

  • Abbassarsi per prendere pochi spiccioli

  • Monacèdda rossa – Mola nelle palamitara – Testuggine

  • Non si devono ammazzare i gatti (si devono scontare sette anni di pene, come le vite dei gatti)

 

Malocchio

 

  • Male prodotto volontariamente ad altri con occhio invidioso.
    Chi crede di poterne avere nocumento si protegge con pratiche particolari (facendo le corna, toccandosi le palle, ecc.) ed usando oggetti speciali come il corno, fiocco rosso, numero 13, gobbo, grattugia, ecc. oppure ancora con formule magiche di scongiuro: -
    Fora malocchiu, dintra bon’occhiu, fora lu picchiu (?)(picciu), dintra lu stinnicchiu, nesci malocchiu di la casa mia, vattinni a li prufunni di lu mari,e ‘ntà sta casa cchiù non ci turnari!

  • La ragione per cui si crede al malocchio va ricercata in una antichissima credenza popolare che faceva ritenere l’occhio come sede dell’anima e che di essa riflette le passioni, per cui l’occhio poteva emanare un fluido capace di agire a distanza.

 

 

Modi di dire

 

  • Benedìca e fora malòcchiu! (che abbondanza!)

  • Ccà ci sunnu occhi pisànti!

  • Cruci e nuci, stanòtti ti bruci!

  • Fora mal’occhiu!(qualcuno in salute)

  • Iè a malanòva chi mi pottu ‘i supra!

  • M’a ciancìu!

  • Nnìcchiu, nnacchiu fora mal’occhiu!

  • Pari chi nn’a stà jittànnu cull’occhi!

Magia

 

  • Legando due grosse chiavi di ferro con una cordicella e mettendone una su una mammella e l’altra in corrispondenza sulla schiena, le donne si stagghiàvano il latte

  • Se l’intenso desiderio di una donna incinta di mangiare qualcosa di particolare non viene  soddisfatto e la donna si dovesse toccare inavvertitamente una parte del corpo, il nascituro si ritroverà un difetto cutaneo (disìu) nella parte toccata, di natura simile al cibo desiderato.

  • Cura nell’appagare il desiderio

  • Se si sbuccia una arancia senza far rompere la buccia morirà un prete!

  • La fede per l’orzaiolo

  • Rabdomanti con vigga

  • Squagghia ghiummu

  • Aggiustatori di ossa o di slogature

  • Pronostici sui nascituri (R; forma della pancia) 50%

  • Le trombe marine (draunàri o cud’e rattu) si tagliano con un coltello dal manico nero e con preghiere speciali, tipo: - A nomi di lu Patri Unnipotènti ti scippu l’ugna, …… e li denti!

  • L’aglio è ritenuto vermifugo, si facevano delle applicazioni di aglio pestato, a volte impastato con olio, sul ventre dei bambini per ammazzare i vermi e si dicevano determinate frasi magiche

  • Spina di bugghiu (per far maturare la frutta o far seccare l’albero del vicino)

  • ‘Nduvinavinturi Cirauli(?)  (punture indovinose)

  • "Magia è l’accettare certi fatti inesplicabili e lasciarli tali accantonando per un attimo o per sempre il giusto ma freddo raziocinio che spoglia di mistero e di poesia alcuni avvenimenti”   ( Valerio De Lorenzo - Messina magica - )

 Malanovi
(Che tu abbia cattive notizie)
 

  • A lìngua, sper’a Diu!

  • Botta di sangu!

  • Cìè motti e c’è vita!  (?)

  • Chi mi brisciarìvi tisu! (stecchito)

  • Chi mi cci quàgghia u sangu!

  • Chi mi iài ciùri ‘i malanòva!

  • Chi mi iài malanova!

  • Chi mi iài malanova ntè conna!

  • Chi mi iài morbu malìgnu!

  • Chi mi iài na malanòva nira!

  • Chi mi iài focu!

  • Chi mi iài focu ‘ill’ària!

  • Chi mi iài focu ddumàtu!

  • Chi mi iài focu ddumàtu e sciòpiru d’i pumpèri!

  • Chi mi iài squàggiu!

  • Chi mi iài vilènu!

  • Chi mi ti quàgghia u sangu!

  • Chi mi sciòbbi d’u culu!

  • Chi mi ti càdunu i mani!

  • Chi mi ti cala stottu!

  • Chi mi ti mànciunu i cani! (pag. 16 Storia di Sicilia)

  • Chi mi ti ricògghi a motti!

  • Chi mi ti rumpi i catinàzzi d’u coddu!

  • Chi mi ti rumparìvi a nuci d’u coddu!

  • Chi mi ti rumparìvi i catinàzzi d’u coddu!

  • Chi mi ti stoccarìvi a nuci d’u coddu!

  • Chi mi ti va ‘i travèssu!

  • Eetcì! (starnuto) U coddu!

  • Iàcqua davànti e ventu d’arrèti!

  • I cuttigghiàri hann’a sciubbàri d’u culu, chì dill’occhi càmpunu!

  • I malanòvi i’ mannu a menzijònnu, quànnu i celi sù apètti  

  • ‘Ill’occhi!

  • Jètta sangu!

  • Mala ‘ntisa mi iài!

  • Mancu iàcqua mi trovi!

  • Motti subbitània!

  • Motti subbitània senza cunfissùri!

  • Non t’’a vìdiri lustru!

  • ‘Ntè mani sper’a Ddiu!

  • Prèju a Diu ‘nton funnu ‘i lettu!

  • Ruttùra ‘i coddu mi iàvi!

  • Sper’a Diu si l’av’a manciàri c’u càntiru ‘o culu! (contro un ladro)

  • Supr’e vostri canni!

  • Tòssicu e vilènu!

  • Tutt’a midicinàli sper’a Ddiu!

  • U coddu!

  • U Signùri m’i scanza di beni e salùti e di na fucca mala ‘mpizzàta!

  • U Signùri mi ti ‘ccumpàgna c’un bastùni e cu na canna! (?)

  • Ventu d’arrèti e ciùmi davànti!

  • A prucissiòni di unni nesci trasi!

  • Cu non ci cridi mi ci ‘ncappa!

  • Cu si nni fa jàbbu e maravìgghia, prestu cci ‘ngàgghia!

  • Sutt’o celu semu, oggi a mia e umàni a tia!

 


Uccio, 'u galatotu

   

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