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Vescovo marino
Appena catturato, portato davanti al re, aveva fatto gesti per mostrare di voler tornare nel mare; riportato sulla riva si era immediatamente gettato in acqua. La storia è narrata dai due naturalisti francesi Pierre Belon e Guillaume Rondelet; questultimo pubblica anche un ritratto, sulla base del quale Heuvelmans emette, sia pur in forma molto dubitativa, lipotesi che il preteso vescovo fosse un esemplare di quello strano calamaro gigante coperto di scaglie, scoperto solo nel 1895, e denominato scientificamente Lepidoteuthis Grimaldii.
Anche questo avvenimento, come la presunta cattura del MONACO
MARINO, suscitò un interesse che supera ampiamente quello della rigorosa ricerca
scientifica. Ecco come la medesima storia viene raccontata, dopo neanche un secolo dal resoconto di Rondelet, in unopera, tra laltro, di pretese scientifiche, come lHydrogrphie di Pierre Fournier, del 1643:
"Nel
mar Baltico, verso le coste della Polonia e della Prussia, fu preso verso lanno 1488
[anche questa imprecisione di data testimonia della leggerezza del pur dotto Padre] un
uomo marino che aveva interamente la figura di un vescovo, con la mitra in testa e una
croce in mano, con tutti gli ornamenti che usualmente i Vescovi usano per celebrare la
Santa Messa; anche la pianeta si sollevava bene sul davanti e sul dietro fino alle
ginocchia; egli permise che molti lo toccassero, soprattutto i Vescovi di quei luoghi, ai
quali testimoniò a gesti il suo rispetto, mostrando di capire ciò che si diceva, pur non
parlando affatto.
Questa medesima
versione della storia figura anche negli Annali Ecclesiastici. Bisogna ricordare che secondo Carlo Labia (la notizia è contenuta nel libro Le Imprese Pastorali) altri mostri insigniti delle insegne vescovili furono pescati in Norvegia, a Elpach (nel 1521) e a Genova. |